Di lui la dispotica direttrice di Vogue Anna Wintour disse che «cambiò radicalmente il modo in cui la gente vedeva il mondo, e la nostra percezione del bello». Detto da una delle direttrici più esigenti del mondo, fu un giudizio che valeva un Nobel o un Pulitzer. A Irving Penn, uno dei più famosi e apprezzati fotografi del ‘900, la Cardi Gallery di Milano dedica una mostra che, dal 9 settembre al 22 dicembre 2021, comprenderà opere prodotte dall’artista tra gli anni Quaranta e gli anni Novanta, percorrendo momenti salienti della quasi totalità della carriera artistica di Penn.
La mostra alla Cardi Gallery di Milano
Curata in collaborazione con The Irving Penn Foundation l’esposizione si svilupperà su due piani della galleria e, oltre alle famosissime immagini di moda che lo hanno reso celebre nel mondo, sottolineerà anche lo speciale rapporto con l’Italia dell’artista che, dopo gli studi di disegno e pittura, partì per il Messico e i Sudamerica, per intraprendere una carriera di pittore, ma sviluppando contemporaneamente il suo talento per la fotografica. Tornato a New York, verso la fine degli anni Trenta iniziò a lavorare per la rivista di moda Harper’s Bazaar, all’epoca guidata proprio dal suo ex insegnante, il leggendario Alexey Brodovitch, per poi passare ad American Vogue negli anni Quaranta.
Retrospettive nei musei e oltre 150 copertine per Vogue
Ma furono proprio gli scatti sudamericani a trasformarlo da artista mancato, tanto da bruciare tutti i suoi dipinti, in un vero fotografo. Penn infatti incoraggiato da Alexander Liberman, direttore editoriale di Vogue, che era rimasto folgorato dalle sue fotografie messicane, iniziò la sua lunga collaborazione con la famosa rivista di moda per la quale scattò in sessant’anni di attività oltre 150 copertine. Il senso dell’arte dell’artista, esposto con una retrospettiva al MOMA di New York nel 1984, alla National Portrait Gallery di Washington nel 1990 e al Moderna Museet di Stoccolma nel 1995, emerse infatti nella tecnica fotografica, imprimendogli un canone formale nell’uso della luce e nella geografia dell’immagine, da rendere le sue foto piccoli capolavori d’arte in un momento storico in cui la fotografia era considerata ancora esclusivamente un mezzo di comunicazione.
Saranno esposti i lavori chiave: artistici, sociali, politici
«Irving Penn – spiegano dalla galleria milanese che riporta a Miano il fotografo dopo decenni di assenza – riunisce lavori chiave che situano l’opera di Penn nel contesto di vari soggetti artistici, sociali e politici. In mostra sono presenti alcuni dei suoi contenuti più iconici, scattati sia in studio che in esterna. Sono scatti che spaziano dalle immagini accattivanti delle star a impressioni del mondo naturale, fino ai rifiuti abbandonati in strada, e a nature morte surreali, a testimonianza della sua costante ricerca di autenticità. L’esposizione introduce l’ispirazione dell’artista, derivata da rifiuti e oggetti quotidiani, e la sua capacità di portare alla luce la bellezza di ambienti caratterizzati da un’estetica calma e minimalista, producendo un linguaggio visivo distillato, caratterizzato da una eleganza disarmante».