ROMA – Si chiama “Lapidarium. Waiting for the barbarians” la monumentale opera firmata dall’artista messicano Gustavo Aceves, che a partire dal 15 settembre farà tappa a Roma, dopo l’anteprima nel 2014 a Pietrasanta (dove Aceves risiede) e la prima presentazione a Berlino presso la Porta di Brandeburgo nel 2015.
Si tratta di un’opera molto imponente, realizzata attraverso 40 sculture che vanno dai 3 agli 8 metri di di altezza fino a 12 metri di lunghezza, che si snoderà in un percorso che partirà dall’Arco di Costantino invadendo il Colosseo, i Fori Imperiali fino ai Mercati di Traiano. Un esercito di cavalli in bronzo, marmo, legno, ferro e granito, a rappresentare l’eterna migrazione dell’uomo, dove ogni singola scultura rappresenta un momento di una particolare diaspora. Una lettura in chiave contemporanea di una storia che si ripete nei secoli con tutte le violenze e soprusi connessi, con tutta la sofferenza e il dramma di chi è costretto al perenne movimento al solo fine di sopravvivere. Lapidarium rappresenta quindi l’instabilità e la tragicità delle migrazioni forzate e invita a una riflessione collettiva sul tema. È inoltre un’opera itinerante, infatti dopo Roma dove rimarrà fino al 7 gennaio, la mostra curata da Francesco Buranelli, crescerà di volta in volta aumentando il numero delle sculture e approderà a Istanbul, Parigi e Venezia nel 2017 fino a concludere il tour mondiale nella grande Piazza Zocalo a Mexico City nel 2018 .