MILANO – Inaugura il 10 settembre, alla galleria Fabbrica Eos di Giancarlo Pedrazzini, la prima mostra personale a Milano di Davide Bramante, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, docente all’Accademia di Belle Arti di Brera, che descrive il fotografo come “un artista che ha scelto la fotografia per stare dalla parte dell’arte”.
“Il mio modo di fotografare – spiega Bramante – è identico al mio modo di ricordare, pensare, sognare, sperare, tutto avviene per sovrapposizioni temporali e spaziali”.
Le opere dell’artista siciliano rappresentano visioni simultanee che spesso vengono accostate ad uno stile futurista. Attraverso delle stratificazioni, Bramante presenta immagini che fanno da specchio alla società contemporanea in un gioco di luci e ombre che si sovrappongono unendo fino a 9 fotogrammi. La sua originalissima tecnica fotografica delle esposizioni multiple, composte da una sequenza che varia da 4 a 9 scatti realizzati in fase di ripresa non digitali, riesce a far convivere all’interno del suo lavoro le tre cose che ama di più: l’arte, la fotografia e il viaggio.
“Le nuove città – aggiunge ancora Bramante – sono delle rivisitazioni di città più antiche che esistono in giro per il mondo, città potentissime che comunque si ispirano a Roma e alla nostra storia – spiega Davide Bramante . Il più delle volte creo le mie città ideali sovrapponendone altre, ad esempio San Pietroburgo è stata creata a immagine e somiglianza di Roma e Parigi”.
Per il giornalista e scrittore Aldo Premoli nelle opere di Bramante “Il tempo è congelato in una messa in scena che appare come l ’espressione spettacolare di urbanizzazioni già di per sé spettacolari. Lo spazio (la lontananza culturale e geografica) di questi luoghi subisce la medesima sorte: viene annullato”.
Bramante artista o fotografo?
A rispondere è Giancarlo Politi critico ed editore d’arte che afferma: “Ma come puoi chiamare fotografo un artista che riesce a trasformare Noto in una grande metropoli antica e moderna, simile a New York, Tokyo, New Delhi. Davide Bramante, artista o fotografo è stato l’ambasciatore poetico e profetico delle città multietniche di oggi. Tutte diverse e tutte eguali. Tutte belle e terribili. Più artista di così…”