ROMA – Mauritz Cornelis Escher, nacque nel 1898 a Leeuwarden, nei Paesi Bassi. La sua era una famiglia colta e benestante. Lui fallì l’esame di maturità e iniziò a frequentare ad Haarlem, nell’Olanda settentrionale, la Scuola di Architettura e Arti Decorative, abbandonando subito l’architettura per dedicarsi allo studio della grafica. Terminata la scuola viaggiò in Italia, dove nel 1924 incontrò Jetta Dunker che divenne sua moglie e gli diede due figli. Vissero insieme a Roma fino al 1935.
Nel documentario “Escher – Viaggio verso l’infinito” suo figlio George, oggi ultranovantenne, testimonia che il padre volle lasciare l’Italia a causa del fascismo perché temeva che influenzasse male la sua crescita ed educazione. Durante gli undici anni italiani Escher realizzò schizzi e disegni, ad esempio la litografia di Atrani, creata nel 1931 a ispirazione del piccolo paese sulla costa amalfitana, ripresa nei capolavori delle due Metamorfosi. Grande notorietà gli portarono i cosiddetti disegni impossibili, come “Relativity” del 1953. Nella sua vita, Mauritz Cornelis Escher realizzò 448 litografie, xilografie e incisioni su legno e più di 2000 disegni e schizzi. Illustrò libri, tappeti, banconote, stampe, murali, pannelli intarsiati e molto altro. La sua ultima xilografia “Serpenti” è del luglio 1969. Morì nel 1972.
“Escher – Viaggio verso l’infinito”, il film diretto da Robin Lutz, ripercorre la biografia dell’artista attraverso le sue stesse parole, basandosi su 1000 sue lettere, diari e lezioni originali. Lo stesso Escher nel 1969 vergò a un collezionista americano: “Sento che c’è una sola persona al mondo che può fare un film sulle mie opere veramente buono: io stesso”. Per questo Robin Lutz ha cercato di attenersi a quello che lui testualmente scrisse. Introducendo le testimonianze di suo figlio George di 92 anni, sua figlia Jan di 80, il musicista Graham Nash, del famoso gruppo musicale negli anni ’70 Crosby, Still, Nash and Young.
Su Mauritz Cornelis Escher veniamo così a sapere molte cose che non avremmo immaginato: più volte ribadì di non sapere disegnare, non si riteneva un artista ma un matematico e, proprio per questa ragione, si sentiva distante dai colleghi. Lui, che in matematica a scuola andava male, faceva senza saperlo ampio ricorso a concetti matematici nelle sue creazioni, molte sue opere anticipano principi scientifici scoperti in seguito. Escher fu una mente brillante che riuscì a elaborare costruzioni impossibili, motivi geometrici, tassellature del piano e dello spazio, esplorazioni dell’infinito che gradualmente andavano mutando. Per rappresentare una dimensione interminabile, in alcune opere, la grandezza dei suoi disegni, seppur sempre riconoscibili, diventava ogni volta più piccola, quasi infinitesimale, come potesse continuare senza limite di là dal perimetro che l’aveva fissata.
ESCHER – Viaggio verso l’infinito” è in sala dal 5 novembre 2019
Regia Robin Lutz
Fotografia Robin Lutz
Montaggio Moek de Groot, NCE
Suono Luis Zarli
Produzioni Robin Lutz AV Productions
Paese Olanda