C’è una magia silenziosa che attraversa le opere di Fausto Pirandello: nasce dalle stanze vissute, dai corpi imperfetti, dagli oggetti comuni, e si trasforma in una pittura capace di interrogare il reale con crudezza e poesia insieme. A cinquant’anni dalla sua scomparsa, questa magia torna protagonista nella mostra Fausto Pirandello. La magia del quotidiano, a cura di Fabio Benzi e Flavia Matitti, che si articola in due tappe fortemente simboliche: Roma e Agrigento.


Collezione VAF-Stiftung
foto: Mart, Archivio fotografico e Mediateca
Promossa dall’Accademia Nazionale di San Luca e dal Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, in collaborazione con l’Associazione Fausto Pirandello, l’esposizione rende omaggio a uno dei maggiori interpreti dell’arte italiana del Novecento, restituendone la complessità e l’irriducibile originalità. Circa trenta dipinti, affiancati da un nucleo significativo di opere su carta — con particolare attenzione ai pastelli del secondo dopoguerra — compongono un percorso che attraversa l’intera parabola creativa dell’artista. La mostra romana si arricchisce inoltre della possibilità di visitare la Galleria accademica, custode di capolavori di Bernini, Canova, Hayez, Rubens e Raffaello, e della nuova sala dedicata alla donazione Gian Enzo Sperone, aperta per la prima volta al pubblico.
La prima tappa romana, ospitata nelle sale di Palazzo Carpegna, sede storica dell’Accademia Nazionale di San Luca, è aperta al pubblico dal 19 dicembre 2025 al 28 febbraio 2026. Non si tratta di una scelta casuale: Pirandello fu profondamente legato all’istituzione, che lo accolse come Accademico di merito residente nel 1947 e poi come Accademico nazionale l’anno successivo. Roma è anche la sua città natale, il luogo in cui morì il 30 novembre 1975, e dove oggi il cinquantenario diventa occasione per colmare un’assenza espositiva che durava dal 2010.


A Roma: dalle nature morte degli anni ’20 all’astratto-concreto del dopoguerra, fino alle opere su carta
Il percorso si apre con le opere degli anni Venti, segnate da un realismo spietato e anti-retorico. I corpi, le nature morte, gli interni domestici rivelano una visione oggettiva e insieme drammatica, che anticipa per intensità e sguardo l’opera di artisti come Lucian Freud. Seguono i lavori del periodo parigino (1928–1930), attraversati da suggestioni surrealiste e da atmosfere enigmatiche, fino ai grandi capolavori degli anni Trenta, in cui la pittura di Pirandello assume una potenza plastica e drammatica che lo colloca tra i protagonisti dell’arte europea tra le due guerre. L’ultima sezione romana è dedicata al dopoguerra, momento di profondo rinnovamento formale e cromatico. È qui che emerge con forza quel linguaggio spesso definito “astratto-concreto”, in cui la realtà non viene negata ma ricomposta attraverso strutture, colori e ritmi nuovi. Una stagione che valse a Pirandello importanti riconoscimenti internazionali, in particolare negli Stati Uniti, tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Al primo piano, una selezione di opere su carta — accompagnata da un solo dipinto, un intenso Autoritratto — offre uno sguardo privilegiato sul laboratorio intimo dell’artista: studi, pastelli, sperimentazioni che rivelano l’incessante lavoro sulla forma e sulla visione.

olio su cartone, cm 58 x 38 | firmato in basso a sinistra Pirandello Roma, collezione privata

Da marzo alla Valle dei Templi di Agrigento
La seconda tappa, dal 20 marzo al 2 giugno 2026, si svolgerà nella suggestiva Villa Aurea, all’interno del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento. Qui la mostra assume il valore di un ritorno alle origini: Luigi Pirandello nacque nella vicina contrada Caos, e Fausto, pur romano, trascorse in Sicilia molte estati giovanili, assorbendone la luce e i colori che avrebbero nutrito la sua pittura.
La magia del quotidiano è accompagnata da un catalogo edito dall’Accademia Nazionale di San Luca, con saggi critici e contributi istituzionali









