FIRENZE – La tutela e la valorizzazione dei beni culturali “patrimonio dell’umanità”, la lotta al traffico illecito dei reperti archeologici e alle opere d’arte, la formazione di task force come i ‘caschi blu’ per salvare l’arte in pericolo: sono questi i temi principale che in questi due giorni fiorentini saranno affrontati dai ministri della Cultura dei Paesi del G7.
Saranno presenti il ministro canadese Mélanie Joly, il ministro francese Audrey Azoulay, il ministro tedesco Maria Böhmer, il ministro giapponese Ryohei Miyata, il ministro britannico Karen Bradley e il ministro statunitense Bruce Whorton. Presenti anche il commissario europeo per la cultura, Tibor Navracsis, e il segretario generale dell’Unesco, Irina Bokova. Sono state inoltre invitate numerose personalità del mondo della cultura internazionale, tra cui spicca il maestro Riccardo Muti, che dirigerà anche un concerto per gli illustri ospiti nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
Scopo e missione di questo G7 è quindi il riconoscimento del ruolo fondamentale della cultura nel processo di integrazione, non a caso il titolo del vertice è proprio “Cultura come strumento di dialogo fra i popoli”. Tra gli obiettivi in essere di questo importante incontro internazionale anche un’intesa sulla necessità di prevedere una componente culturale nelle missioni di pace promosse dalle Nazioni Unite e il rendere permanente il vertice dei ministri della Cultura nei prossimi G7. “La promozione del dialogo interculturale e la creazione di una coscienza condivisa rappresentano uno strumento essenziale al servizio della collaborazione, dell’integrazione, della solidarietà, della crescita e dello sviluppo sostenibile” si legge infatti in una nota del Mibact.
L’Italia indubbiamente conferma la sua volontà di esercitare il ruolo di leadership culturale: l’obiettivo è anche quello definire un documento comune sul tema della cultura come strumento di dialogo. La comunità internazionale potrà così ribadire il proprio impegno nel recuperare e preservare il patrimonio dell’umanità danneggiato dalle calamità naturali, colpito durante i conflitti e attaccato dal terrorismo e nel contrastare il traffico illecito dei beni culturali.
L’idea dei Caschi blu della cultura “è uno dei temi sul tavolo” di questo G7. “Ci sono passi concreti già fatti. Mi auguro che da Firenze arrivino ulteriori impegni. Del resto, quando successo in Siria per mano dell’Isis è sotto gli occhi di tutti”. Queste le parole pronunciate del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, in occasione di una intervista rilasciata a “QN”. “Quella dei Caschi blu dell’arte – ha detto Franceschini “è un’idea che ho lanciato nel 2015 per sollecitare la comunità internazionale a difendere il patrimonio culturale minacciato dall’Isis. Dopodiché in occasione dell’Expo, 83 Paesi hanno firmato la Carta di Milano per condannare la violenza contro il patrimonio culturale”, ha ricordato Franceschini. “Solo pochi giorni fa l’Onu ha approvato una risoluzione franco-italiana che prevede contingenti culturali nelle missioni peacekeeping nelle zone di guerra per i beni da proteggere”. Sul fronte delle calamità naturali, “vorremmo avere un settore della protezione civile specializzato sui beni culturali”, ha spiegato il ministro. “Non ci si può dimenticare infatti che nel nostro Paese, ovunque capiti una calamità naturale, tocchi il patrimonio culturale. Basti ricordare che sono 3.500 le chiese rese inagibili dall’ultimo terremoto dell’Italia Centrale”. Sul G7, “abbiamo ritenuto fosse giusto affrontare e mettere nelle agende dei governi molti temi di valenza internazionale, quali il traffico illegale delle opere d’ arte, la difesa del patrimonio dell’umanità dalle guerre, dal terrorismo e dalle calamità naturali, la formazione. Non ultimo il concetto di cultura come strumento di dialogo fra i popoli, che è poi il titolo del vertice”, ha rimarcato Franceschini.