FIRENZE – I servizi tecnici e belle arti del Comune di Firenze, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e il Cnr-Ispc di Firenze, hanno messo a punto un piano di verifica e controllo sullo stato di conservazione della Cappella Brancacci, gioiello all’interno della chiesa del Carmine, parte dei musei civici fiorentini, che conserva gli affreschi di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi.
Trascurati per tutto l’Ottocento, gli affreschi vengono sottoposti a spolveratura nel 1904 e restaurati negli anni ’80 del Novecento, grazie a un finanziamento della Olivetti. Attualmente si trovano in un buono stato conservazione ma, come spiegato dall’assessore alla cultura Tommaso Sacchi, “approfittiamo di questo periodo di chiusura forzata dei musei per continuare la manutenzione e per poter poi riaprire gli spazi con ancora maggiore bellezza”.
Il monitoraggio si svolgerà nell’arco di due settimane e rientra nel piano di manutenzione programmata approvato dal Comune di Firenze che dal 2018 garantisce il controllo periodico ravvicinato di tutto il patrimonio monumentale di proprietà dell’Ente.
La Cappella fu fondata dalla famiglia Brancacci nel tardo Trecento; mentre gli affreschi con le storie di San Pietro furono commissionati dal ricco mercante Felice Brancacci nel 1423. Vi lavorano insieme Masolino e Masaccio ma a causa della partenza del primo per l’Ungheria e del secondo per Roma, nel 1427 gli affreschi rimangono incompiuti.
In seguito all’esilio del Brancacci (1436), caduto in disgrazia per le sue simpatie antimedicee, i frati del convento fanno cancellare i ritratti di tutti i personaggi legati alla sua famiglia e nel 1460 intitolano la cappella alla Madonna del Popolo, inserendovi la venerata tavola duecentesca. Soltanto negli anni 1481-1483 Filippino Lippi effettuerà il ripristino e il completamento delle scene mancanti. Scampata all’incendio che nel 1771 devasta l’interno della chiesa, la cappella è acquistata nel 1780 dai Riccardi, che rinnovano altare e pavimento.