ROMA – Un nuovo ed interessante progetto del fotografo Ottavio Marino. Dopo “Romeo e Giulietta”, “Velluto: stories of families” e “Le architetture dell’assenza”, stavolta il racconto fotografico ha come soggetto “La Passione del figlio di Dio”. La raffinata monocromia di fondo di questa sequenza di scatti viene esaltata dal sapiente gioco di luci e di ombre, profondo e drammatico, che il fotografo riesce a creare. La luce radente che sfiora e accarezza i corpi, permettendo loro di fuoriuscire dall’oscurità, evocando al tempo stesso l’intervento divino, conferisce alla scena un senso di drammaticità silenziosa e composta che allo stesso tempo ci coinvolge e ci trascende.
“Sono sempre stato affascinato dal calvario e dalla passione di Cristo – spiega Marino – Ho sempre amato e da sempre studio l’iconografia legata a questo momento della vita di Gesù. In particolare mi ha sempre colpito quel momento della passione del figlio di Dio in cui il corpo di Cristo viene consegnato a sua madre, la Vergine Maria. Il momento in cui tutto è compiuto, il momento in cui l’uomo ha devastato il corpo di Cristo e lo consegna alla donna che lo ha amato di più al mondo. Nel mio progetto “La Passione del figlio di Dio” ho cercato di fermare proprio questo momento, il momento in cui una madre ed un figlio si ritrovano, il momento in cui una madre piange suo figlio nel silenzio dei dipinti di Caravaggio e delle sculture di Michelangelo. Ci sono Gesù, c’è Maria e c’è la luce, quella stessa luce che accarezza delicatamente quel corpo è la luce di Dio, la mano di Dio che accarezza suo figlio che ha sacrificato per la salvezza dell’umanità”.
{igallery id=2234|cid=555|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}