ROMA – La 25/a edizione del Si Fest (Savignano Immagini Festival), che animerà Savignano sul Rubicone dal 9 all’11 settembre, con apertura delle mostre fino al 25 settembre, lancia quest’anno il tema del confine, riprendendo la celebre frase ‘Alea iacta est’ pronunciata da Giulio Cesare (il dado è tratto), mentre attraversava il Rubicone, considerato metafora del confine invalicabile. Il confine e il suo superamento, declinato nei lavori di alcuni dei principali fotografi del panorama nazionale e internazionale, saranno dunque per SI Fest 25 un tema e insieme una metafora: il tema del confine troverà un interprete straordinario in Duane Michals. Il fotografo americano, visionario, anticipatore dello storytelling, con i suoi foto racconti sarà – insieme ad Andrea Modica – una delle presenze di eccellenza della tre giorni di fotografia.
Il tema del confine in questa 25esima edizione del SI Fest verrà narrato in ogni sua forma.
LE MOSTRE IN ESPOSIZIONE DAL 9 AL 25 SETTEMBRE
Duane Michals, uno dei più innovativi protagonisti della fotografia moderna, è presente al Festival di Savignano con Dr. Duanus , una mostra appositamente selezionata per SI Fest 25 dal prezioso repertorio fotografico dell’autore. Pur usando la fotografia come mezzo espressivo, il fotografo statunitense ha saputo ridefinire la grammatica che prima di lui costituiva le basi del linguaggio fotografico stesso. Si potranno vedere in mostra le celebri Sequenze, i Foto-testi, i Ritratti e le divertenti immagini A proposito di arte contemporanea.
Nelle immagini di ADRIATIC SEA (STAGED) DANCING PEOPLE 2015, esposte a SI Fest 25 insieme al video realizzato dallo stesso artista, Olivo Barbieri guarda al litorale del Mare Adriatico ritraendo dall’alto gruppi di turisti che danzano sulla battigia. Tutto è vero, il paesaggio, le coreografie e le persone sono reali, il blu è il blu paradigmatico che vediamo nella nostra mente quando ricordiamo un giorno al mare. Paradossalmente il ricordo è l’unica verità obiettiva che abbiamo.
Luoghi che perdono il proprio significato originario, quindi, come nel caso di quelli descritti da Danila Tkachenko, pluripremiato giovane artista visivo che documenta con le sue immagini un’utopia fallita. Restricted Areas è un lavoro che Tkachenko ha realizzato perlustrando tutto il suo paese, dai confini col Kazakistan alla Bulgaria, fino al Circolo Polare Artico, alla ricerca di quelle aree destinate a usi militari e di ricerca spaziale rimaste segrete per tutto il periodo della Guerra Fredda. Il reportage è valso all’autore il Premio della Critica Arles 2015 .
Di confine storico e culturale si parla grazie al progetto di Paolo Verzone & Alessandro Albert, fotografi riconosciuti internazionalmente per la loro produzione comune, che nel corso di un intero ventennio hanno dato vita alla curiosa serie di ritratti dedicati ai moscoviti, realizzati negli anni 1991, 2001 e 2011.
Luigi Erba presenta invece Works 1969.2015, un allestimento in cui il limite espressivo, sia tecnico che estetico, è sempre varcato alla ricerca di nuove sperimentazioni del linguaggio fotografico. Quella di Erba è una presenza amica del Festival, un sodalizio che dura sin dalla prima edizione. Passando dalla cifra stilistica a quella concettuale, si arriva al lavoro di Paola Di Bello. La fotografa e videomaker, titolare della cattedra di Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera, si presenta al SI Fest con una mostra che copre la sua produzione dal 1984 al 2016. Insieme a quello del performer Fabio Sandri, i due lavori, entrambi curati da Luca Panaro, interpretano a loro volta il tema del confine nella direzione del suo superamento, tecnologico e artistico.
Sempre di confine, per quanto metafisico, parla il lavoro di Ulisse Bezzi. Contadino, immerso nella campagna di San Pietro in Vincoli, fra Ravenna e Forlì, Bezzi – oggi novantenne – trascorre le sue giornate a lavorare nei campi, dedicando il poco tempo libero alla sua grande passione, la fotografia, praticata solo per piacere personale. Per tanti anni i suoi scatti sono rimasti pressoché nascosti al grande pubblico, noti solo ai circoli fotoamatoriali e ai concorsi di fotografia, finché nell’ottobre del 2015 arriva la chiamata del gallerista newyorkese Keith De Lellis, venutone a conoscenza grazie all’interessamento degli amici di Bezzi. È così che diverse sue fotografie degli anni ’50 e ’60 approdano a Manhattan nella famosa galleria di Madison Avenue. SI Fest 25 propone la mostra intitolata Ho avuto per maestri i miei occhi, una importante selezione di ritratti per la prima volta esposti pubblicamente.
Il programma delle mostre comprende un altro autore di rilievo internazionale nonché amico di SI Fest. Si tratta di Guido Guidi, autore di un progetto speciale che vede coinvolti altri sei fotografi (Mattia Sangiorgi, Emanuele Benini, Mario Beltrambini, Nicola Biondi, Sauro Errichiello e Antonello Zoffoli), prodotto da Savignano Immagini in occasione del cinquantesimo anniversario della società Romagna Acque, che gestisce l’acquedotto della Romagna. Guido Guidi, tra i primi in Italia a fotografare il paesaggio marginale e anti spettacolare della provincia, porta avanti con gli altri autori un vero e proprio studio sulle torri dell’acquedotto – torri piezometriche, appunto – che punteggiano il panorama della provincia romagnola.
La mostra A secret about a secret nasce dal confronto fra un collezionista e una fotografa. L’incontro ha dato origine alla selezione di una serie di immagini tratte dalla prestigiosa collezione, con lo scopo di portare l’attenzione del pubblico verso un’idea di confine come apertura allo sguardo non ordinario, alla sperimentazione. Le immagini esposte ripercorrono idealmente una particolare storia della fotografia, a partire dall’emblematica Sindone di Secondo Pia (1898), passando attraverso maestri come Alfred Stieglitz, Alexander Rodchenko, Lee Friedlander, Diane Arbus, Luigi Ghirri, per arrivare alle moderne visioni concettuali di Juan Fontcuberta, Thomas Ruff e James Casebere. Il fil rouge che unisce le opere è l’innovazione della visione che ognuno di questi autori ha apportato nel proprio tempo, creando stili originali, complessità formali e implicazioni filosofiche, mostrando così che ogni fotografia può essere – parafrasando le parole di Diane Arbus usate per il titolo della mostra – qualcosa che ancora brulica di significato nonostante la distanza temporale, un segreto non svelato.
L’immagine di SI Fest 25 è tratta da una fotografia di Andrea Modica, artista americana di origini italiane, presente nei più importanti spazi museali, dal The Museum of Modern Art al Metropolitan Museum of Art al Whitney Museum of American Art. Modica espone As we wait, a cura di Larry Fink, un allestimento di ventiquattro immagini in bianco e nero stampate dall’artista con la tecnica ottocentesca del platino-palladio, in coincidenza con l’uscita dell’omonimo libro per Grafiche dell’Artiere.
Inoltre, in programma, due mostre speciali legate alla collezione Marco Antonetto e al premio Marco Pesaresi (che festeggia i suoi 15 anni) e poi ancora incontri e conferenze, letture portfolio, librerie ed editoria, lo spazio Off e infine la Notte bianca.
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