MILANO – Una figura eccentrica e libera è quella di Guido Pajetta, che nel corso dei suoi sessant’anni di lavoro è riuscito a conservare la propria autonomia, senza legarsi o identificarsi in nessun movimento artistico. Pajetta ha realizzato la propria arte spinto dal proprio inconscio, dalle proprie inquietudini, dal proprio istinto e dai propri demoni.
La rassegna milanese, ospitata dal 5 luglio a Palazzo Reale, intende riscoprire la storia di questo appassionato artista, che nonostante i numerosi sodalizi artistici e le innegabili influenze, rimane una figura anomala.
“Pajetta. Miti e figure tra forma e colore” è il titolo della mostra che presenta circa una novantina di opere suddivise per ambiti tematici. L’inquietudine è tuttavia il filo conduttore che lega le opere di questo pittore affannato, che cerca nella tela e soprattutto nel colore il senso della propria vita.
Nel suo lavoro – spiega Paolo Biscottini – Pajetta pare sempre più impegnato nella ricerca di una verità recondita e forse anche di una nuova coscienza di sé. Affiora il senso di un’angosciosa solitudine a cui non pongono rimedio né il successo di critica e di mercato, né la tenacia nel lavoro o la vasta cultura letteraria. Tormentato dalle proprie ossessioni, l’artista si affida all’immagine come a una sorta di travestimento o di alter ego.
Nelle diverse fasi della sua opera, tra i temi a lui più cari, troviamo il ritratto , ereditato dalla tradizione familiare, che finisce per sfociare in una vera ossessione con l’autoritratto. La natura morta domina la fine degli anni trenta e l’inizio dei quaranta.
All’inizio degli anni trenta si intensificano anche i riferimenti alla classicità e al mito in una figurazione che da un lato denuncia affinità con la poetica di Carrà e Sironi. È poi la maschera, come metafora della vita e di una sempre più sofferta condizione umana, a irrompere nell’arte come rappresentazione di guerra, sofferenza e inquietudine.
L’altro grande tema pittorico del lavoro di Pajetta è la figura femminile che però non è mai oggetto di piatta idealizzazione ma piuttosto lo strumento per una lettura profonda della realtà quotidiana. Infine una singolare lettura poetica del paesaggio. È in questo tema che cerca uno spazio autenticamente libero e l’ingresso in luoghi fantastici e sovratemporali.
Personalità tanto affascinante quanto complessa, Pajetta può essere riscoperto e apprezzato solamente partendo dal suo essere altro e unico rispetto al contesto in cui ha vissuto e lavorato. Attraversando verticalmente quasi tutto il Novecento può essere affiancato ai grandi nomi con cui ha collaborato ed essere preso come punto di partenza per indagare gli ambienti artistici e sociali che hanno generato e influenzato il panorama sia milanese sia italiano del secolo scorso.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira.
Vademecum
Guido Pajetta. Miti e figure tra forma e colore
Milano, Palazzo Reale – Primo Piano Nobile
5 luglio – 1° settembre 2019
Una mostra Comune di Milano – Cultura
Palazzo Reale
Fondazione Guido Pajetta
Catalogo Skira
Progetto allestimento Proevent
Orari
lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Ingresso gratuito
Informazioni
www.palazzorealemilano.it; www.guidopajetta.com