TORINO – Si chiama «Humanizing technology», il programma culturale proposto dal Circolo del Design di Torino che, da maggio a settembre, vedrà confrontarsi ospiti nazionali e internazionali in un ricco palinsesto di mostre, convegni, talk, workshop, proiezioni di film e performance. 45 appuntamenti, più di 70 tra designer, ricercatori, ingegneri, filosofi, artisti, registi si confronteranno sul tema dell’umanizzazione della tecnologia, sia in presenza sia online.
Al centro del fitto palinsesto c’è dunque la grande sfida che la tecnologia si trova ad affrontare dal punto di vista etico, economico, sociale e ambientale.
Il Circolo del Design di Torino ha deciso di porre l’attenzione su un tema che nei prossimi anni avrà sempre più rilevanza, e che necessita di una rifondazione del pensiero e delle pratiche sviluppate attorno all’utilizzo delle tecnologie e al modo in cui l’uomo interagisce con esse.
«Abbiamo scelto di sviluppare questo tema ancora prima della pandemia perché lo ritenevamo urgente ed estremamente attuale – spiega Sara Fortunati, Direttore del Circolo del Design di Torino –. Oggi, a più di un anno dai primi ragionamenti, desideriamo più che mai parlare di umanizzazione della tecnologia a un pubblico ampio, non solo di addetti ai lavori. Arriviamo da un periodo complicato che ci ha costretti a rivedere le nostre priorità e i nostri stili di vita, e in tutto ciò le tecnologie stanno avendo un ruolo determinante. Al Circolo del Design abbiamo, quindi, voluto approfondire la relazione tra l’uomo e la tecnologia, chiamando in causa discipline e linguaggi diversi che, insieme alle tante anime del design, contribuissero a cogliere le tante implicazioni che questo tema può generare.»
«La Camera di commercio di Torino sostiene la realizzazione dell’ampio programma “Humanizing Technology” nell’ambito della costante collaborazione instaurata da anni con il Circolo del Design – spiega Dario Gallina, Presidente dell’ente camerale torinese –. Parlare di umanizzazione della tecnologia, mettendo in luce anche l’esperienza di una realtà eccellente del nostro territorio come l’Interaction Design Institute di Ivrea, è ancora più importante in questo periodo in cui proprio la tecnologia ha modificato il nostro modo di lavorare e di vivere, accelerando in pochi mesi processi iniziati da tempo. Questi cambiamenti rappresentano una sfida e un’opportunità anche per le nostre imprese che possono intraprendere nuovi percorsi di crescita anche grazie alle potenzialità e alle soluzioni innovative offerte dal design».
«Grazie a un ampio palinsesto di mostre, talk, convegni, workshop, proiezioni e performance, – dichiara Matteo Bagnasco responsabile dell’Obiettivo Cultura della Fondazione Compagnia di San Paolo – l’iniziativa propone un approccio innovativo alla discussione pubblica sulle nuove sfide che la tecnologia si trova ad affrontare dal punto di vista etico, economico, sociale e ambientale, ponendo temi di interesse trasversale per la Compagnia di San Paolo. Il Circolo del Design si conferma come luogo di raccordo e incontro dedicato alla cultura del progetto in tutte le sue accezioni, aperto al pubblico e agli stakeholder di settore, orientato alla creazione di una comunità e alla diffusione della cultura del design. La Compagnia di San Paolo, nell’ambito della Missione Creare Attrattività dell’Obiettivo Cultura è felice di sostenere le attività del Circolo, riconoscendone il ruolo di interlocutore prioritario per la valorizzazione del comparto locale del design, in grado portare un significativo contributo al posizionamento nazionale e internazionale di Torino Creative City UNESCO per il Design».
Gli appuntamenti
Primo appuntamento del programma è la mostra «EASY AS A KISS. Humanizing technology through design. Vision, story and impact of Interaction Design Institute Ivrea», prodotta dal Circolo del Design e curata dal designer Jan-Christoph Zoels. L’interaction design è uno strumento fondamentale per la creazione di esperienze e servizi digitali progettati mettendo l’uomo al centro del processo, che in una prospettiva più ampia, oggi ineludibile, significa anche passare, come sostiene Jan-Christoph Zoels «da un approccio progettuale incentrato sulle persone a un approccio incentrato sul pianeta».
La mostra, attraverso la raccolta di documenti storici e la produzione di testimonianze inedite, ricostruisce la vita di una delle primissime scuole al mondo a formare figure professionali dedicate al progettare l’interazione tra l’uomo e le tecnologie. Una vicenda che all’inizio del millennio ha posto la città eporediese al centro della mappa mondiale dell’innovazione, combinando modelli sperimentali di didattica e avanguardia progettuale con la cultura olivettiana, attraendo talenti da tutto il mondo e fondando un nuovo modello formativo i cui ingredienti erano: una combinazione di competenze umanistiche e scientifiche, sperimentazione libera e aperta, scambio vicendevole di conoscenze e competenze e collaborazione con aziende italiane ed estere. Qui sono nati progetti tutt’ora utilizzati e divenuti universali, come Arduino e Processing, e si è formata la disciplina che ha reso possibile i servizi che tutti i giorni utilizziamo, come il car sharing, i pagamenti tramite app e le prenotazioni di servizi online.
A fare il punto sulle migliori pratiche internazionali di oggi per l’umanizzazione della tecnologia, è invece il convegno «Humanizing technology through design» ospitato, da giovedì 17 a sabato 19 giugno, presso le OGR Torino. L’incontro, articolato in sei sessioni – etica e tecnologia, servizi pubblici, intelligenza artificiale, salute, mobilità, educazione – si pone l’obiettivo di fornire nuove visioni e strumenti di innovazione.
Ma non è tutto. Per lanciare, infatti, il tema dell’umanizzazione della tecnologia, la riflessione si apre online, con «What’s the future of Ixd?», un video inedito che raccoglie i contributi di 10 tra i più rilevanti nomi internazionali del panorama dell’interaction design, dalla Francia a San Francisco, dalla Norvegia a Tokyo. Tutti rispondono ad un’unica domanda: qual è il futuro dell’interaction design? E quindi, come si può progettare una migliore interazione con le tecnologie? Dieci background diversi, differenti per provenienze, ruoli, formazione e generazioni portano inedite visioni e riflessioni sul tema.
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