OSLO – “Può essere stato dipinto solo da un pazzo”, questa la misteriosa iscrizione nascosta in alto a sinistra del celeberrimo dipinto “L’urlo” (1893) del pittore norvegese Edvard Munch (1863-1944). L’inquietante graffito ha per anni sconcertato gli studiosi che pensavo fosse una scritta postuma aggiunta da qualcun altro, se non addirittura un atto di vandalismo.
La tecnologia a raggi infrarossi e l’analisi della grafia hanno invece confermato che fu proprio Munch a incidere con una matita quella iscrizione sul quadro. Il verdetto sull’attribuzione è arrivato dai curatori del Museo Nazionale della Norvegia di Oslo, dopo una serie di indagini non invasive.
Il direttore del Museo di Oslo, Mai Britt Guleng, ha infatti osservato: “La scrittura è senza dubbio di Munch. La grafia è la stessa delle sue lettere”.
L’opera è stata sottoposta a un intervento di conservazione (comprese le nuove indagini a raggi infrarossi) in vista della sua installazione nel nuovo museo che dovrebbe aprire nella capitale norvegese il prossimo anno. Gli esperti conoscevano da tempo la cupa frase, ma sono rimasti sempre incerti riguardo alla sua origine.
Munch, secondo i suoi diari, rimase profondamente ferito dalla reazioni suscitate da “L’urlo” e si ritiene, dunque, che sia tornato sul dipinto per aggiungere la sua dichiarazione a matita in seguito.
“Per tutto il tempo che posso ricordare ho sofferto di una profonda sensazione di ansia che ho cercato di esprimere nella mia arte“, scriveva Munch. “Senza questa ansia e malattia sarei stato come una nave senza timone”.