ROMA – È stato pubblicato nei giorni scorsi “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, il Rapporto 2016, elaborato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Marche e di Sida Group.
Ciò che è emerso dal rapporto è che la cultura si conferma uno dei motori trainanti dell’economia italiana e partecipa alla ripresa. Il sistema produttivo culturale e creativo fatto da imprese PA e non profit genera 89,7 miliardi di euro e “attiva” altri settori dell’economia arrivando a muovere nell’insieme 249,8 miliardi, equivalenti al 17% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche da quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone (il 6,1% del totale degli occupati in Italia). E se nel periodo 2011/2015 la crisi si è fatta sentire incidendo in negativo su valore aggiunto e occupati del Paese, rispettivamente con il -0,1% e il -1,5%, nelle filiere culturali e creative la ricchezza è invece cresciuta dello 0,6% e gli occupati dello 0,2%.
Realacci ha spiegato: “L’Italia è forte se scommette su ciò che la rende unica e desiderata nel mondo: cultura, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale. Dal rapporto emerge un Paese che è già proiettato nel domani, che crede nelle sue forze e nelle sue capacità, consapevole che la sua cultura dalle radici antiche è oggi un importante volano per la crescita. Un Paese che guarda avanti con coraggio senza dimenticare la sua storia, che coglie le opportunità della green economy e della digitalizzazione ma non dimentica la sua natura artigiana, fatta di piccole e medie imprese che traggono la loro forza dalla sapienza dei territori, dai loro saperi e dalla loro coesione. Un’Italia che fa l’Italia, che può vincere la sfida del futuro”. Ivan Bello ha invece sottolineato: “Se il nostro Paese sta uscendo dal tunnel della crisi, lo deve anche all’apporto fondamentale di quel mix di cultura, bellezza, creatività espresso dalle oltre 400mila imprese oggetto dell’analisi di Symbola e Unioncamere e, in modo particolare, da quelle attività del made in Italy caratterizzate da forti sinergie con il settore culturale”. “Si tratta di un insieme di imprese che ha compreso l’importanza di investire in professionalità culturali e creative per competere sui mercati, veicolando la bellezza e lo stile che il mondo ci invidia. La grande ‘voglia’ di Italia che c’è all’estero si deve a questi attori, che quotidianamente affrontano la competizione internazionale puntando prima di tutto sulla propria inventiva e sull’innovazione”.
Nel rapporto è emerso anche che il trend positivo del sistema culturale è stato favorito anche dall’Art Bonus, il credito d’imposta introdotto nel 2014 e che, ad oggi, ha registrato 2.728 donazioni per 62 milioni di euro, e soprattutto segnala un avvicinamento tra beni storico artistici e forze della società che si esprime non solo in versamenti in denaro, ma anche in impegno civico, di tempo ed energie dedicate al patrimonio culturale.
Il Rapporto ha anche delineato una geografia che mette la provincia di Milano al primo posto in Italia per industrie culturali e creative, a seguire Roma, attestata sulla soglia del 10%, Torino al 9,1%, Siena all’8,5% e Arezzo al 7,8%. Quindi Firenze con il 7,5%, Modena e Ancona entrambe al 7,2%, Bologna con il 7,1% e Trieste al 6,7%. Anche dal punto di vista occupazionale nel sistema produttivo culturale e creativo sul totale dell’economia è sempre Milano la provincia con le migliori performance, seguono immediatamente Arezzo, Roma, Torino e Firenze.
“Il Rapporto Symbola e Unioncamere – ha infine affermato Dario Franceschini – indica con il supporto di numeri la centralità di questo settore sia in termini di occupati sia in termini di effetto moltiplicatore. Un euro in cultura produce 1,8 euro di crescita in altri settori. Quello che stiamo facendo va in questa direzione. Il fatto che il mio ministero abbia avuto, nella legge di Stabilità per il 2016, un aumento di risorse del 37% dimostra che il Governo e il Parlamento credono nella cultura e nel turismo come veicolo di crescita economica”.