ROMA – A Roma, a pochi passi da Piazza di Spagna, presso la “Ulisse Gallery” è stata inaugurata la personale di Enzo Brunori, maestro dell’Astratto-Concreto, diventato famoso nella seconda metà del XX secolo per le sue rappresentazioni naturalistiche che “emanano luce”.
L’ antologica “In questo mare di indaffarati della pittura”, a cura del critico Alessandro Masi, racchiude 20 opere del periodo “1948-1991” ed è aperta al pubblico, a ingresso libero, sino al 30 aprile 2022.
In occasione dell’inaugurazione è stato presentato, inoltre, il volume omonimo: “In questo mare di indaffarati della pittura. Un carteggio inedito tra Enzo Brunori e Renato Birolli (1956 – 1959)” sempre ad opera di Masi che si incentra sulla corrispondenza privata tra Enzo Brunori e Renato Birolli, fonte d’ispirazione tecnica e artistica per il giovane artista. Lettere che approfondiscono anche il disagio di un’epoca dilaniata dalla guerra fredda con il mondo diviso in due blocchi – a est il predominio comunista dell’URSS e a ovest l’influenza capitalistica nordamericana – mentre sullo sfondo si consuma l’insurrezione ungherese di Nikita Sergeevič Chruščëv contro il dominatore sovietico; un quadro politico, quanto mai attuale, che si riflette anche sul pensiero e sull’opera degli artisti italiani, che aderiscono al PCI.
Come racconta il curatore e autore Alessandro Masi: «Sono anni di acceso dibattito tra astrattismo, formalismo e neorealismo; Brunori, che non hai mai tradito la tradizione, si aprì alla novità e all’astratto, ma sempre nel rispetto della forma». E così prosegue: «Una scelta artistica, che era invisa all’establishment del partito, favorevole a una corrente neorealistica in accordo con i dettami sovietici, tanto che Togliatti in persona, con lo pseudonimo di “Roderigo Di Castiglia” pubblicò sul mensile “Rinascità” un’invettiva contro “gli scarabocchi astratti”».
Tante, dunque, le indiscrezioni contenute nell’epistolario, che descrive la temperie di un’epoca, con le sue incertezze politiche e sociali, ma anche il grande fermento artistico, testimoniato dall’opera sia di Renato Birolli, che del promettente Brunori.
«In Brunori tutto ciò che è di reale, di naturale, di artistico è solo e soltanto il quadro: è pittore di elevato mestiere, organico e cosciente» afferma il suo mentore Birolli. Ed è di questo stesso parere Orietta Rossi Pinelli, nipote di Vittoria Lippi, storica compagna di Brunori, che ricorda il suo estro creativo: «Nella sua opera traspare l’importanza della materia, l’emanazione della luce e l’importanza della ricerca e come lui stesso affermava: “aspiro alla compenetrazione nelle cose e alla ricerca etica, in una parola, ad entrare nella realtà”». Aggiunge Antonio Calabrese, artista contemporaneo, che Brunori è «l’artista dell’aura, intesa come il riflesso dell’unicità umana: una realtà ma di impressioni dell’anima».
Rammenta, infine, Anna Maria Barbato Ricci, la vicepresidente dell’Associazione culturale Enzo Brunori, che «questa personale e il volume corredato avviano un percorso commemorativo che si concluderà nel 2024 con una grande manifestazione, ideata in occasione del centenario della nascita di Enzo Brunori».
Un artista di innata profondità e talento, che a 30 anni dalla sua scomparsa, merita una rivalutazione: esposte in galleria, tele di grande espressività , grandi come affreschi, con la luce che gradualmente irrompe, facendosi strada, anche nel buio più profondo: un monito di speranza, per tutti.