NAPOLI – Dopo l’esposizione temporanea, che si è svolta da aprile a settembre scorso, dell’opera di Jan Fabre L’uomo che sorregge la croce nell’ambito della mostra personale “Oro Rosso”, realizzata in collaborazione con il Museo di Capodimonte, il Pio Monte della Misericordia accoglie ora l’allestimento permanente di quattro nuove sculture del maestro belga.
Come la precedente mostra anche questa esposizione, con opere specificatamente concepite per la Cappella dell’Istituto, è curata da Melania Rossi.
Il Governo del Pio Monte della Misericordia, con il pieno assenso della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, ha individuato in quattro nicchie esistenti nelle cappelle laterali del tempio il luogo di destinazione delle nuove opere.
Fabre ha creato un corpus di quattro sculture in corallo rosso che rappresentano complesse associazioni simboliche e iconografiche, concepite per essere poste in stimolante dialogo con i dipinti seicenteschi già esistenti nelle cappelle. Le sculture – ciascuna alta 110 cm e del peso di circa 50 kg – sono interamente ricoperte di corallo rosso (sotto forma di roselline, perle e mezze perle e di piccoli cornetti). La scelta del corallo – materiale naturale che, sebbene raro e prezioso, è già ampiamente documentato nella produzione artistica napoletana – è evidentemente carico di significati simbolici ed implica una suggestione spirituale di energia e di forza vitale. Il cuore è invece l’elemento centrale di ciascuna scultura, simbolo, al tempo stesso fisico e spirituale, di compassione e di amore universale, e rappresentazione dell’unità centrale di una saggezza costituita da sentimento e pensiero.
A ciascuno dei quattro cuori raffigurati sono legati elementi diversi, ma sempre muniti di forte suggestione simbolica ed in relazione costante con il contesto estetico e spirituale di riferimento. La Purezza della Misericordia con il giglio, attributo dell’immacolata purezza di Maria e la mascella d’asino come metafora direttamente prelevata dalle “Sette Opere di Misericordia” di Caravaggio (1606 -1607) per indicare l’atto di “dare bere agli assetati”. La Libertà della Compassione presenta la colomba, simbolo dello Spirito Santo, e rinvia al “San Paolino che libera lo schiavo” di Giovan Bernardo Azzolino (1626-1630). La Rinascita della Vita con l’edera, figura della resurrezione e della vita eterna, che avvolge la croce, simbolo centrale del cristianesimo e albero della vita, intende porsi in dialogo con la “Deposizione” di Luca Giordano (1771). La Liberazione della Passione nella quale la torcia, emblema di illuminazione e di speranza, e la chiave, simbolo di San Pietro e della porta del regno dei cieli, si pongono in rapporto con il “San Pietro che resuscita Tabithà” di Fabrizio Santafede (1611).
L’esposizione, realizzata con il contributo di Studio Trisorio, è affiancata da una pubblicazione edita da Electa Mondadori, sempre a cura di Melania Rossi, con testi di Luigi Pietro Rocco di Torrepadula, Gianfranco D’Amato e Vincenzo Liverino, saggi di Stefano Causa, Bianca Cerrina Feroni, Dimitri Ozerkov, Melania Rossi, Els Wuyts, oltre ai disegni collage realizzati dall’artista.
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