MILANO – Concepita come un’esplorazione immersiva nella complessa ricerca artistica di Chen Zhen (1955, Shanghai – 2000, Parigi), la mostra “Short-circuits” [cortocircuiti], a cura di Vicente Todolí, presenta nei 5.500 mq delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca alcuni tra i lavori più significativi realizzati dall’artista tra il 1991 e il 2000.
Il titolo dell’esposizione prende spunto dal metodo creativo sviluppato dall’artista, definito il “fenomeno del cortocircuito”: lo svelamento del significato recondito dell’opera d’arte nel momento in cui viene spostata dal contesto originale per cui era stata concepita in un luogo diverso. Un processo che conduce Chen Zhen a riflettere sul concetto di contaminazione simbolica e culturale come modalità di creazione artistica.
Il percorso espositivo comprende opere rilevanti come Jue Chang, Dancing Body – Drumming Mind (The Last Song), (2000), una monumentale installazione composta da numerose sedie e letti provenienti da diverse parti del mondo e ricoperti di pelli di vacca. L’opera è tra le poche ad avere una connotazione performativa e, in determinate occasioni, può essere attivata da danzatori attraverso i movimenti del corpo come strumento meditativo e dalle percussioni che richiamano il massaggio della medicina tradizionale cinese. L’installazione allude a temi legati alla cura del corpo e dello spirito, centrali nelle ricerche di Chen Zhen.
Di particolare interesse è Purification Room (2000), che indaga i concetti di malattia e guarigione, fisica e spirituale. L’artista si interroga sulla possibilità di purificazione dell’uomo e più in generale del mondo. Il visitatore è accolto in un ambiente domestico monocromatico e dall’aspetto apocalittico: i mobili, gli oggetti e le pareti che lo compongono sono, infatti, coperti da uno strato di argilla, che da un lato sembra annullare ogni spinta vitale e di crescita, ma che dall’altro evidenzia gli elementi più essenziali e intimi della vita stessa, innescando una riflessione sul suo significato e sul concetto di destino.
Nell’evoluzione artistica di Chen Zhen hanno sicuramente avuto una particolare rilevanza le sue vicende personali. A 25 anni, infatti, gli viene diagnosticata una forma di anemia emolitica. Una circostanza che ha influito sulla sua percezione del valore del tempo e dello spazio e che lo ha portato a riflettere sul tema della malattia. Nelle opere dell’artista – cresciuto in una famiglia di medici – comincia ad emergere una nuova sensibilità verso il corpo umano e sugli elementi che lo compongono, come si riscontra nelle sue stesse parole: “come artista, il mio sogno è di diventare un medico. Fare arte ha a che fare con il guardare se stessi, esaminare se stessi e come si vede il mondo” [Becoming a Doctor, a Life Project, in Invocation of Washing Fire, Gli Ori Editore, Prato-Siena, 2003, pag. 335-338].
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (in inglese e in italiano) pubblicato da Skira che includerà una documentazione approfondita della mostra oltre ai contributi critici sulla pratica dell’artista di Alexandra Munroe, curatrice e storica dell’arte moderna e contemporanea specializzata sull’Asia, di Marco Scotini, curatore e critico d’arte, e di Vicente Todolí, Direttore Artistico di Pirelli HangarBicocca, insieme alle schede dettagliate di tutte le opere esposte in Pirelli HangarBicocca.
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