BRUXELLES – Una sentenza storica quella emessa dalla Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aja, che per la prima volta ha pronunciato la sua ferma condanna per distruzione del patrimonio culturale.
Il 27 settembre è stato infatti condannato a nove anni di reclusione Ahmad Al Faqi Al Mahdi, alias Abu Tourab, sotto processo per le distruzioni dell’estate 2012 dei tesori culturali di Timbuctu, la città del Mali patrimonio mondiale dell’Unesco. Ben nove mausolei rasi al suolo intenzionalmente tra il 30 giugno e l’11 luglio 2012, oltre alla distruzione della porta della moschea Sidi Yahia.
Il processo si era aperto lo scorso 22 agosto e il fondamentalista, legato ad Al Quaeda, ammettendo la propria responsabilità, si era dichiarato pentito e pieno di rimorsi. Per i giudici della Cpi Al Mahdi è risultato colpevole per crimini di guerra e per attacchi contro edifici storici e luoghi di culto a Timbuctu.
La presidentessa dell’Unesco Irina Bokova, definendo la decisione della Cpi storica per ottenere il riconoscimento dell’importanza del patrimonio per l’intera umanità e per le comunità che lo hanno conservato nei secoli, si è detta convinta che “in un contesto di ripetute violenze contro i popoli e il loro patrimonio, il verdetto della Cpi rappresenti un elemento chiave per contrastare l’estremismo violento”.
Anche il ministro dei Beni culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha espresso piena soddisfazione in quanto ”la sentenza della Corte penale internazionale afferma un principio fondamentale per la tutela del patrimonio culturale dell’umanità”. Il ministro ha quindi spiegato: “La devastazione delle moschee di Timbuctu nel Mali, sito Unesco dal 1998, è stato considerato un crimine di guerra e come tale è stato perseguito e sanzionato. Si tratta di un passo importante verso la costruzione di un sistema internazionale per la salvaguardia dei beni storici, artistici e archeologici nelle aree di crisi, al quale l’Italia sta collaborando attivamente con la costituzione della prima task force Unesco Unite4heritage”.