TORINO – Dal 21 marzo al 20 maggio, in esposizione sessantatré tra litografie, acqueforti e puntesecche, originali, quasi tutte a colori, provenienti da diverse serie e appartenenti al vasto corpus di opere grafiche realizzate durante tutto il corso della carriera artistica di Marc Chagall.
I lavori esposti percorrono un arco temporale che va dal 1925 al 1982 e vi si trovano alcune delle immagini tra le più iconiche del percorso creativo di Chagall, in particolare le celebri figure leggere e fluttuanti, quasi senza gravità, che hanno fatto di lui uno degli artisti più amati e riconoscibili.
La litografia, di cui la mostra offre un vasto e vario repertorio, è per Chagall uno dei mezzi tra i più adatti ad esprimere il suo linguaggio artistico, che permette un ampio uso del colore e alte tirature.
Chagall, pur nutrendo una particolare predilezione per il Cubismo, l’Espressionismo e i Fauves, riuscì a conservare uno stile sempre molto personale e originale, ma soprattutto spontaneo e vicino a quello dei pittori popolari. Il suo universo creativo, colorato, simbolico, onirico e malinconico, è popolato e animato da personaggi fantastici connessi al ciclo della vita familiare, al mondo del teatro e a quello del circo, grandi temi che lo accompagnano fin dall’infanzia, sempre influenzati in modo più o meno evidente dalla sua formazione culturale e religiosa, dai ricordi della nativa Vitebsk.
Una fitta trama di simboli e di soggetti allegorici si intreccia nelle sue opere, che finiscono per sprigionare una autentica magia ingenua, intrigante e affascinante allo stesso tempo. C’è nell’arte di Chagall una sorta di rifiuto del principio di realtà e di oggettività, a favore di una libertà creativa “fluttuante”. Le immagini che l’artista riproduce sono irrazionali e fantasmagoriche, assolutamente opposte a una visione classica del mondo. Gli esseri, le cose, svincolati dalle leggi della gravità, fluttuano nello spazio in balia della fantasia dell’artista che non rispetta i dati dell’anatomia, né i principi della logica quotidiana. L’intento di Chagall è proprio quello di non aderire ad alcuna logica e di non sottostare a nessun limite razionale. “Se creo qualcosa usando il cuore, molto facilmente funzionerà; se invece uso la testa sarà molto difficile” – affermava il pittore.
Pur nelle differenti declinazioni che il linguaggio di Chagall attraversa nel tempo, la sua pittura rimane comunque e sempre figurativa: dipingeva acrobati, innamorati nei cieli sopra i tetti delle città, asini e mucche e il suono delle note di un violino. Quanto all’amore, la sua caratteristica iconografica è il volo. Il sentimento amoroso che lega Chagall prima alla moglie Bella e poi a Vava, che sposò dopo la morte di Bella, viene elevato sul piano del mito ed è dotato quasi di una forza ascensionale. La presenza del tema del volo e il conseguente ampliamento della prospettiva spaziale si rivelano perfettamente idonei a sancire anche quel senso di universalità e pienezza di significato che l’amore assume per l’artista.
Tra le opere in mostra:
Discussion 1925, Le Renard et la Cicogne 1930, Mère et Enfant Devant à Nôtre-Dame 1952-53, Place De La Concorde 1952-53, Salomon 1956, Les Amoureux En Gris 1957, Maternité Au Centaure 1957, Ange du Paradis 1956, David Sauvé par Michal 1960, Job Désespéré 1960, Le Clown Fleuri 1963, Le rendez-vous 1969, Jour De Printemps 1972, Soleil au cheval rouge1979, Pantomime 1972, Cheval bleu au couple 1982…
Vademecum
Dal 21 Marzo 2017 al 20 Maggio 2017
Torino, Elena Salamon Arte Moderna
Info: +39 011 7652619
elena@elenasalamon.com
http://www.elenasalamon.com/