ROMA – Dal 21 gennaio al 25 febbraio 2017 la Nero Gallery di Roma presenta la prima mostra personale dell’artista francese Donnadieux, dal titolo “Voir”. In esposizione 22 opere realizzate tra il 2014 e il 2016. I disegni hanno tutti formato quadrato, in quanto questa forma geometrica richiama il modello del recinto sacro e della perfezione. Il titolo delle sue opere è sempre lo stesso: Mantic. Solo il numero che l’accompagna varia a seconda del momento della loro creazione.
La mantica è l’antica arte di divinare il futuro, interpretando segni di varia natura, quali i comportamenti umani o animali, i fenomeni naturali etc. Questa scelta corrisponde al suo processo creativo. Infatti l’artista non utilizza disegni preparatori, ma aspetta che le sue visioni appaiano sul foglio bianco per poi dar loro forma, come in uno stato di trance.
Il disegno rappresenta la valvola di sfogo dell’artista, la sua terapia per raggiungere l’oblio. Già da piccolo, Donnadieux disegnava nei margini dei fogli di scuola, e resterà sempre al margine, questa volta sociale. All’inizio dell’età adulta, l’artista diventerà cacciatore di esperienze psichedeliche e psichiche sempre più spinte e il suo scopo sarà, da quel momento in poi, quello di rappresentare queste visioni.
Donnadieux incarna perfettamente il mito romantico dell’artista: un genio torturato dal bisogno di esprimere l’inesprimibile. I suoi lavori raccontano questa dolce violenza, un mondo geometrico governato dal caos e dalla paura. I suoi sono mondi senza confini, popolati da sensuali streghe, demoni, monaci, esseri zoomorfi e chimere. Dal buio egli fa nascere la bellezza. E come diceva Nietzsche: “Se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.”
Afferma l’artista Sicioldr:“Penso che l’opera grafica di Donnadieux si inserisca a pieno titolo nel filone dell’arte del fantastico, dell’indistinto, il cui scopo è suggerire piuttosto che affermare. Scelte coraggiose come l’utilizzo di piccoli formati, l’uso del bianco e nero e di un medium semplice come la grafite sottolineano la sua attitudine verso un’arte intellettuale, intima, riflessiva, in accordo con la filosofia dell’arte fantastica di Max Klinger.
Ogni sua opera parte dal quadrato, una forma austera e rigida che sembra opporsi al gorgoglio fluido e biomorfico della sua opera. Al suo interno egli rilascia le nebbie dell’inconscio e le fa aggregare in ghirigori psichedelici dove è possibile intravedere vagamente forme umane, animali, vegetali. Non c’è aneddoto, non c’è idea letteraria, egli segue le forme che provengono dalla sua interiorità senza porsi domande.
Questo processo viene non a caso da lui chiamato “Mantic” (mantica). Ogni tipo di spiegazione o di razionalizzazione è proibito in maniera categorica, le sue immagini sono entità autonome che parlano una loro lingua, comprensibile unicamente mediante l’intuizione.”
Vademecum
Nero Gallery
Via Castruccio Castracane, 9
00176 Roma – Pigneto
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+39 0627801418
Aperto dal martedì alla domenica
Dalle 16.00 alle 20.00