FIRENZE – Viene inaugurata il 7 ottobre al Museo Leonardiano di Vinci, nel medievale Castello dei Conti Guidi appena restaurato, La spirale appare di Mario Merz. L’opera del 1990 fu realizzata dall’artista in occasione della mostra personale al Centro Pecci di Prato, intitolata “Lo spazio è curvo o diritto” (1990), come sviluppo di un progetto ideato vent’anni prima per il Museum Haus Lange di Krefeld.
Questa esposizione rappresenta il quarto appuntamento del prologo alla mostra “La fine del mondo”, progetto curato dal direttore Fabio Cavallucci, per la riapertura al pubblico del Museo pratese (16 ottobre). Prima del Grand Opening, all’interno di alcune prestigiose sedi museali della regione, saranno mostrate sei grandi opere, raccolte dal Centro nel corso di tre decenni di attività artistica, a cura del conservatore Stefano Pezzato. Tra le sedi espositive scelte duqnue anche il Museo Leonardiano, che conserva una delle raccolte più ampie ed originali dedicate ai molteplici interessi di Leonardo tecnologo, architetto, scienziato e, più in generale, alla storia della tecnica del Rinascimento.
Per quel che concerne le sei opere si tratta di lavori di affermati artisti italiani e stranieri della seconda metà del XX secolo che formano una campionatura eloquente di proposte artistiche contemporanee associate al tema centrale della “condizione di incertezza in cui versa il nostro mondo”.
La spirale di Merz si inserisce perfettamente nel contesto espositivo del Museo Leonardiano dove le opere d’arte sono associate alla ricerca scientifica. L’opera di Merz infatti trova ispirazione dalla celebre serie del matematico pisano Fibonacci, secondo cui ogni cifra è il risultato della somma delle due precedenti (1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21…). L’artista inizia ad utilizzare la serie nelle sue opere a partire dal 1970, quando pubblica anche il libro d’artista “Fibonacci”, considerando la sequenza numerica come paradigma dell’energia insita nella materia vivente. Nell’opera esposta al Museo Leonardiano, la forma della spirale è suggerita dall’andamento curvilineo degli elementi che la compongono, le fascine evocano con la loro “ombra furiosa” lo scorrere ciclico del tempo, mentre la struttura in ferro che le sostiene definisce quasi in trasparenza il confine tra spazio interno ed esterno, sottolineato da una sequenza di archi metallici che rimandano alle calotte degli igloo, a uno “spazio assoluto in se stesso: non è modellato, è una semisfera appoggiata a terra” (Mario Merz). Elemento unificante di tutta la composizione è la luce al neon.
Il prossimo appuntamento vedrà protagonista, sabato 8 ottobre, Daniel Spoerri con Figure humaine comparée avec celle de la chévre et brebis (1995) presso il Museo Fiorentino di Preistoria a Firenze.