NAPOLI – La celebre Tomba del Tuffatore è ritornata in esposizione da questa mattina nel museo di Paestum, dopo il semestre della mostra al Museo archeologico nazionale a Napoli. Il prezioso manufatto viene ora esposto nella sala “Mario Napoli”, completamente ristrutturata e rinnovata. La ristrutturazione della sala è stata possibile grazie alla sinergia tra pubblico e privato, infatti sono stati donati per gli interventi circa 25mila euro da un imprenditore locale, Antonio Palmieri, della tenuta Vannullo.
Il direttore del museo di Paestum, Gabriel Zuchtriegel, ha presenziato dunque questa mattina al ritorno della Tomba e ha inoltre svelato la derivazione artistica dell’affresco molto noto rappresentato sul manufatto. L’identità dell’uomo raffigurato resta di fatto sempre un mistero, ma ad oggi si può invece affermare che la Tomba non è né di tradizione etrusca né ispirata dalla grande pittura greca, ma si inserisce invece in una tradizione locale che trova una sua collocazione nella comunità pestana dei decenni tra la fine del VI secolo e gli inizi del V secolo a.C. Dunque il Tuffatore defunto potrebbe essere un pestano, ma come ha spiegato Zuchtriegel, si hanno pochi elementi a disposizione per poter trarre delle conclusioni, le ossa ad esempio non sono conservate. “Credo che rimarrà una questione aperta, – ha detto ancora il direttore – ma possiamo classificare le credenze e il contesto sociale di sfondo”.
Accanto alla Tomba del Tuffatore è stato collocato un altro interessante reperto risalente al 480 a.C. Si tratta della Tomba detta “delle Palmette” che, scoperta da tempo, è ancora oggetto di studi. Anche questo manufatto presenta lo stesso schema decorativo del Tuffatore. Questo confermerebbe dunque l’esistenza di una tradizione locale pestana testimoniata da almeno altre 20 tombe in zona, escludendo il risultato di un intervento fuori sede di artigiani etruschi