ROMA – Palmira, Ebla, Nimrud, i patrimoni andati distrutti a causa della furia devastatrice dell’Isis, rivivono grazie alla straordinaria mostra inaugurata il 6 ottobre al Colosseo, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, del soprintendente per il Colosseo, Francesco Prosperetti, di Francesco Rutelli e di Emmanuele Emanuele, presidente della fondazione Terzo Pilastro che ha finanziato l’iniziativa.
“Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira”, questo il titolo dell’esposizione patrocinata dall’Unesco, che nasce dall’impegno dell’Associazione Incontro di Civiltà, guidata da Francesco Rutelli e del Comitato Scientifico presieduto dall’archeologo Paolo Matthiae.
“È un segno di speranza”, ha detto il presidente della Repubblica inaugurando l’esposizione e “dedicandola” implicitamente a Khaled Al Asaad, direttore del museo del sito archeologico di Palmira, ucciso nell’agosto del 2015 dai jihadisti: “Quell’eroe con altre persone ha salvato una gran quantità di capolavori che grazie a lui rimarranno patrimonio dell’umanità”. La mostra “è un’importante operazione anche sul piano politico e diplomatico. Anche in un contesto drammatico come in Siria, i responsabili delle Antichità siriane hanno acconsentito all’offerta che è giunta loro dai promotori di questa mostra e dall’Italia di restaurare alcuni reperti distrutti da Daesh” ha aggiunto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.
Attraverso l’uso delle più moderne tecnologie, quindi tecniche di ricostruzione digitale, stampante 3D, utilizzo di sofisticati materiali, oltre alla perizia di professionisti, è stato possibile far “rinascere e far rivivere” tre fulcri della cultura del Mediterraneo e del Medio Oriente, il Toro di Nimrud, la Sala dell’Archivio di Stato di Ebla e il Soffitto del Tempio di Bel a Palmira, che sono stati ricostruiti in scala 1:1. Il Toro androcefalo alato dell’antica città di Nimrud è stato distrutto dall’ISIS nel marzo del 2015; l’Archivio di Stato di Ebla del 2300 a.C., portato alla luce tra il 1974 e il 1976, rappresenta una tra le massime scoperte delle civiltà della scrittura. Il Tempio di Bel a Palmira, di cui è stato ricostruito in mostra 1/2 del soffitto, è andato distrutto dall’ISIS nell’agosto 2015. Ma accanto alle ricostruzioni in 3D i visitatori avranno la possibilità di vedere esposti anche due originali provenienti direttamente da Palmira e danneggiati dai terroristi. Si tratta di due ritratti panneggiati, un uomo e una donna, realizzati in pietra, i cui volti sono stati presi a martellate. I due busti rappresentano due membri dell’aristocrazia della città, ma soprattutto sono una testimonianza della grande arte funeraria palmirena. Decoravano infatti i loculi delle tombe familiari di Palmira, sia quelle ipogee che quelle a torre, che ospitavano tutti i membri della stessa famiglia. Dopo la mostra saranno presi in consegna dal ministero dei Beni culturali per essere restaurati dagli esperti dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma. Concluso il delicato intervento, le due preziose opere verranno poi riconsegnate al Museo nazionale di Damasco. A tal proposito Francesco Rutelli ha sottolineato: “Siamo riusciti a ottenere da Palmira due sculture, una maschile e una femminile, colpite e vandalizzate durante l’occupazione dell’Isis. Eccezionalmente uscite dal Paese, sono arrivate in Italia e potranno essere viste dal pubblico così come sono state ridotte. L’Italia, attraverso il ministero dei Beni culturali e l’Istituto superiore per la conservazione e il restauro, le restaurerà con le proprie professionalità e le rimanderà in patria. Si tratta di una prima assoluta”.
L’esposizione, ospitata in un contesto altrettanto straordinario come quello del Colosseo, è stata ideata e curata direttamente da Francesco Rutelli e da Paolo Matthiae, l’archeologo che ha portato alla luce la civiltà di Ebla.
La mostra è stata promossa e realizzata dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area archeologica centrale di Roma che, come ha spiegato il Soprintendente Francesco Prosperetti, ha aderito a questa iniziativa in un’ottica di speranza, confidando che questa esposizione possa essere un potente stimolo a considerare possibile la ricostruzione di antichi monumenti e soprattutto la rinascita di interi paesi.
Il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, commentando il progetto, ha dichiarato: “Viviamo attualmente, purtroppo, in un mondo insanguinato, messo a ferro e fuoco da guerre diffuse ed interminabilie da una furia terroristica che va perpetrando orrende stragi anche nel cuore delle società occidentali, ed è nostro dovere morale non rimanere inerti. Si tratta di catastrofi non solo umanitarie, ma anche culturali, che polverizzano spesso interi insediamenti urbani distruggendo la memoria storica di intere civiltà. L’Italia ha un ruolo importante in questa riflessione collettiva, e la Fondazione Terzo Pilastro si propone di essere innesco costante di dialogo e azioni concrete, a cominciare da questa mostra unica nel suo genere”.
Francesco Rutelli, al momento della presentazione del progetto, aveva già spiegato come l’idea di questa mostra nasca proprio dalla volontà di contrastare le deliberate mutilazioni e cancellazioni del Patrimonio Culturale compiute negli ultimi anni. “Non vogliamo che il brutale ritorno dell’Iconoclastia in questo XXI Secolo sia considerato un problema marginale: esso coinvolge i fondamenti della nostra civiltà comune, le persone che vengono espropriate della loro identità e, dunque, noi tutti”. Spiegando quindi anche lo scopo dell’Associazione che presiede, Rutelli ha aggiunto: “la nostra Campagna vuole segnalare il rifiuto assoluto verso la distruzione del Cultural Heritage ed aprire la strada ai restauri e alle ricostruzioni che dovranno essere realizzati dopo la conclusione dei conflitti. Io credo esista uno ‘spirito di Roma’, che ha permesso nel ’98 in Campidoglio l’istituzione dello Statuto di Roma per sanzionare i crimini contro l’Umanità, che vede l’Italia protagonista del contrasto del traffico illecito del Patrimonio e della proposta dei ‘Caschi Blu della Cultura’, che, oggi, lancia questa Mostra del Colosseo, che io spero rappresenti un punto di svolta nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica mondiale contro il ritorno dell’Iconoclastia”.
Media Partner della mostra è anche Sky Arte HD che curerà un documentario internazionale per presentare questo progetto. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 7 ottobre fino all’11 dicembre 2016.