MILANO – Luigi Vittorio Fossati Bellani, proveniente da un’agiata famiglia di industriali del tessile, dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria in Germania, torna in Italia e prende parte alla Prima Guerra Mondiale. Al termine del conflitto si trasferisce a Venezia e poi a Firenze, dove stringe amicizia con Marino Moretti, letterato, poeta e scrittore che probabilmente lo introduce a Filippo de Pisis: fin da subito i dipinti dell’artista ferrarese lo appassionano e ne diviene collezionista. Approdato a Roma, si stabilisce in un grande appartamento all’interno di Palazzo Tittoni in via Rasella: la via dell’attentato partigiano contro le forze d’occupazione tedesche che porterà all’eccidio delle Fosse Ardeatine (1944). Questo evento drammatico segna per sempre il destino di Luigi Vittorio Fossati Bellani: coinvolto nei rastrellamenti tedeschi, viene rilasciato, ma dopo alcuni giorni, il 3 aprile 1944 (la mostra apre al pubblico a 75 anni da questa data), provato dall’accaduto, muore.
L’idea della mostra, che dal 3 aprile viene ospitata a Villa Necchi Campiglio, ha origine, come spunto iniziale, da La Tinca (1928), l’opera depisisiana già di collezione Fossati-Bellani poi passata nella raccolta d’arte del Novecento di Claudia Gian Ferrari donata al FAI e custodita nella Villa stessa. L’intento di ricostruire la sua storia ne ha svelato un’altra, significativa e avvincente: quella del suo collezionista originario, che ha suggerito un percorso di ricerca volto a restituire l’intero nucleo di opere di Filippo de Pisis raccolte da Luigi Vittorio Fossati Bellani. L’allestimento, riflesso delle intenzioni e del gusto del collezionista, ha portato alla realizzazione di una sorta di Wunderkammer depisisiana che racchiude ventidue dipinti realizzati tra 1916 e 1943: sedici di Filippo de Pisis, tre di Antonio Antony de Witt, uno di Ottone Rosai e due di Alberto Savinio, che in origine erano tutti esposti nella stessa stanza. Tra le opere di de Pisis esposte il celebre Bacchino (1928), da anni dato per disperso, che compare sul manifesto della mostra, e per la prima volta il San Sebastiano (1930), l’antesignano di una lunga serie di opere dedicate al soggetto.
Spicca inoltre la rara serie di dipinti creati dal pittore nella primavera del 1935 a Londra, dove si era recato per un soggiorno di qualche mese, in gran parte acquisiti da Vittorio al ritorno dell’artista a Parigi. Un altro nucleo di opere pittoriche riguarda, infine, le tele realizzate dall’artista in casa dell’amico a Roma nei primi anni Quaranta, frutto di un sodalizio raro e di una complice amicizia.
La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Skira, a cura di Paolo Campiglio e Roberto Dulio, con testi a commento della collezione, e con una intervista a Giulia Maria Mozzoni Crespi, fondatrice e Presidente onorario del FAI, nipote di Luigi Vittorio Fossati Bellani.
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Vademecum
LA STANZA DI FILIPPO DE PISIS. LUIGI VITTORIO FOSSATI BELLANI E LA SUA COLLEZIONE
Filippo de Pisis, Antonio Antony de Witt, Ottone Rosai, Alberto Savinio
da mercoledì 3 aprile a domenica 15 settembre 2019
Orari: da mercoledì a domenica dalle ore 10 alle 18
Ingresso con visita alla villa: Intero: € 14; Studenti: € 7; Ridotto (Ragazzi 6 -18 anni): € 4; Iscritti FAI: € Ingresso gratuito
Per informazioni e prenotazioni:
Villa Necchi Campiglio, Via Mozart 14 – Milano: tel. 02.76340121; fainecchi@fondoambiente.it