TORINO – Una piccola ma preziosa mostra, ricca di curiosità, dal titolo Sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude, racconta l’importanza della figura di Raffaello e la sua influenza sugli artisti a lui contemporanei o successivi in ogni parte d’Europa. L’esposizione, realizzata con il sostegno di Intesa San Paolo e in collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, rende omaggio al grande Maestro urbinate nell’anno delle celebrazioni dei 500 anni dalla sua morte.
“Raffaello – spiega Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali di Torino – ha rappresentato, nei secoli, l’interprete sommo della bellezza e della grazia. Un genio capace di coniugare l’armonia formale con il palpito della vita. In questa mostra dossier abbiamo raccolto alcuni episodi della seduzione da lui esercitata sui principi di Savoia, con opere ancora poco note, che sono state studiate e restaurate per questa occasione. È un percorso ricco di curiosità e di sorprese, e sono grata a Intesa Sanpaolo per averlo sostenuto e ai restauratori del Centro della Venaria Reale per averci aiutato nella ricerca. Una collaborazione che è, insieme alla mostra, un segno della vita che continua e che ci aiuta forse a guardare oltre alle incertezze e alle paure del tempo presente”
Il percorso espositivo si sviluppa in due parti. La prima è dedicata alle copie antiche della famosa Madonna d’Orléans, opera giovanile di Raffaello forse appartenuta al duca Carlo II di Savoia, oggi conservata presso il Museo Condé di Chantilly e replicata già nella prima metà del Cinquecento da alcuni dei principali artisti attivi in area piemontese. Deriva da un modello raffaellesco anche la Madonna della Tenda delle collezioni sabaude, restaurata con la collaborazione del Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale e il sostegno di Intesa Sanpaolo. Ritenuta all’inizio dell’Ottocento opera autografa del maestro e venduta come tale nel 1828 al principe di Carignano Carlo Alberto, è stata poi attribuita a collaboratori come Perin del Vaga e Giovan Francesco Penni. Gli approfondimenti condotti in occasione della mostra propendono invece per una realizzazione intorno al 1530-1540 a Firenze, in una prestigiosa officina come quella di Andrea del Sarto.
Nella seconda parte del percorso è invece possibile ammirare una selezione di stampe di soggetto sacro, mitologico e allegorico, dove i modelli di Raffaello sono rivisitati con formidabile perizia tecnica e originale sensibilità chiaroscurale. Tra i pezzi da evidenziare c’è l’arazzo fiammingo con L’ingresso degli animali nell’arca di Noè, che cita le Stanze Vaticane, così come gli smalti su porcellana del pittore ginevrino Abraham Constantin.
Completano il percorso, al primo piano della Galleria Sabauda, alcune opere di autori cinquecenteschi che si misurarono con Raffaello e con l’ideale di un’arte di insuperata perfezione.
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