ROMA – Per Kirkeby è certamente uno tra i maggiori protagonisti della scena culturale scandinava del Novecento. La sua opera è stata esposta in ampie retrospettive nei Musei di Strasburgo, Monaco, Düsseldorf, Copenaghen, Berlino, Edimburgo, Colonia, Bruxelles, Parigi e Londra.
Il suo percorso artistico si sviluppa a partire dal 1962, anno in cui Kirkeby s’iscrive alla Scuola d’arte sperimentale di Copenaghen e prende parte alla loro prima mostra. Nel 1966 pubblica la sua prima raccolta di poesie e partecipa ad alcune performances con, tra gli altri, Joseph Beuys e Jörg Immendorf. Sempre nel 1966 produce la sua prima scultura in mattoncini rossi, alla quale molte altre seguiranno lungo vari decenni. Negli anni Settanta realizza numerosi film e nel 1976 partecipa alla Biennale di Venezia, dove torna con una personale, nel 1993.
Moltissime negli anni Novanta le personali nei principali musei del mondo. Nella seconda parte del decennio inizia una particolarmente feconda collaborazione con il Teatro Reale di Copenaghen e il New York City Ballet, per i cui spettacoli crea costumi e scenografie. Collabora con Lars von Trier alla realizzazione dei titoli nei singoli capitoli del film Breaking the Waves (“Le onde del destino”).
Pubblica inoltre a getto continuo testi su grandi artisti del passato che l’hanno particolarmente interessato e coinvolto. Su tutti Turner, Friedrich, Delacroix, Cézanne, Rodin, Munch, Schwitters, Jorn.
A questo importante artista scandinavo, dal 2 ottobre al 29 gennaio 2017, è dedicata la mostra organizzata al Museo d’arte di Mendrisio, curata dal Direttore Simone Soldini. Si tratta della prima importante retrospettiva in area italiana, che intende ripercorrere 30 anni della carriera di dell’artista concentrandosi in particolare sul periodo della maturità (1983-2012), quando l’artista danese abbandona la sua posizione di rilievo nell’avanguardia artistica per inoltrarsi in un percorso esclusivamente pittorico.
Il percorso espositivo si compone di 33 tele di grandi dimensioni, 30 opere su carta e 6 sculture (di cui una alta quasi 4 metri collocata nel chiostro del Museo). La mostra sintetizza dunque buona parte del suo lavoro. Tuttavia il Museo intende favorire quella personale stagione lirico-informale, strettamente legata ai paesaggi esplorati durante i suoi lunghi viaggi e caratterizzata da impressionanti dipinti di grande formato, che Kirkeby sviluppa dopo essere stato tra i protagonisti delle nuove tendenze espressive degli anni Settanta unitamente a Gerhard Richter, Sigmar Polke, A.R.Penck, Markus Lüpertz, Georg Baselitz e dopo un forte interesse per l’arte minimalista e un iniziale avvicinamento a Fluxus e alla Pop Art.
Accanto alle opere pittoriche si darà il giusto rilievo alla meravigliosa produzione su carta, attraverso una scelta particolarmente attenta di acquerelli realizzati nei suggestivi paesaggi della Groenlandia. Gli acquerelli di Kirkeby sono sì appunti di viaggio, presi duranti i soggiorni in Groenlandia, Messico, Egitto, Nuova Zelanda, ma di una qualità tale da competere a pari livello con gli altri principali capitoli della sua produzione artistica.
Per l’occasione sarà edito un catalogo di circa 150 pagine con un testo critico di Sigfried Gohr (il maggiore studioso della sua opera), Erik Steffensen (biografo e curatore di alcune recenti esposizioni), e con schede a commento delle sue molteplici attività artistiche.
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