PISA – Un piccolo orologio solare, rimasto per anni nelle cassette dei materiali di scavo senza essere riconosciuto, è diventato oggetto dello studio di Emanuele Taccola, archeologo, e di Filippo Battistoni, storico, del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, che insieme a Jérôme Bonnin (Université de Lille 3) e Denis Savoie (Syrte, Observatoire de Paris, Universcience), due tra i massimi esperti internazionali di gnomonica e di misurazione del tempo nel mondo greco-romano, hanno scritto un articolo di prossima pubblicazione in cui descrivono l’eccezionalità del ritrovamento.
L’oggetto in avorio, unico nel suo genere nel mondo greco-romano, anche per lo stato conservazione e per i dettagli di fattura, fa parte dei ritrovamenti a seguito di una campagna di scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica per la Toscana, in collaborazione con l’Università di Pisa, tra il 1985 e il 1988.
Le peculiarità
Si tratta di un oggetto di ridotte dimensioni, con un’altezza e una larghezza di poco più di 5 cm. Realizzato con avorio di elefante, è un manufatto molto peculiare, è infatti il secondo quadrante di questo tipo finora noto in letteratura, insieme a un altro esemplare di età tolemaica proveniente da Tanis, nel Delta egiziano, ricavato invece da un dente di ippopotamo. Ad oggi sono 19 gli orologi in miniatura ritrovati e risalenti all’età greco-romana, e quello di Pisa è l’unico in avorio di elefante.
La sua funzione
Studiando il contesto di ritrovamento, gli studiosi hanno elaborato alcune ipotesi sulla funzione e sull’utilizzo della piccola meridiana d’avorio: considerando che il quadrante, pur aderendo a uno schema matematico, non avrebbe funzionato correttamente alla latitudine di Pisa, si è passati ad analizzare le implicazioni socio-culturali che il possesso e l’ostentazione di un manufatto del genere – costruito con un materiale pregiato – sottintendevano.
I ricercatori spiegano che “per tutta l’età imperiale la piazza del Duomo di Pisa fu occupata da domus di alto livello, con pavimenti a mosaico e pareti affrescate, sicuramente appartenute a persone di alto rango. Una connotazione analoga può essere ipotizzata anche per l’assetto residenziale tardo -repubblicano e il nostro orologio, ritrovato in uno strato da cui sono emersi oggetti databili in modo equivocabile alla fine del I secolo a.C., ne è una chiara testimonianza”.
Probabilmente si tratta dunque di un oggetto con una funzione autocelebrativa in termini di ricchezza ed eleganza che gli abitanti di tali residenze, aderendo più o meno genuinamente a una élite colta e raffinata, intrisa del sapere filosofico greco, attribuivano a tali oggetti.
“La piccola meridiana d’avorio è un nuovo, importante tassello della storia antica di Pisa – concludono gli autori dello studio – Pur non disponendo di informazioni più dettagliate sulla identità del proprietario, possiamo immaginarlo come uno degli abitanti del quartiere residenziale di Piazza del Duomo, e avere una conferma del tenore sociale di quest’area della città in età tardo-repubblicana, che continuerà a essere occupata per tutta l’età imperiale da domus di alto livello”.
Il workshop
I particolari dello studio verranno illustrati venerdì 23 aprile, alle ore 9.30, in diretta streaming su YouTube, da Filippo Battistoni ed Emanuele Taccola, nel workshop “Misura e percezione del tempo nella città antica: riflessioni a partire dalla nuova meridiana eburnea da Pisa”.
Link Teams per partecipare al workshop: https://www.cfs.unipi.it/c/210423-meridiana. Diretta streaming su YouTube: https://youtu.be/221Ryep_vTs