ROMA – Associato a molti generi ma mai conforme a nessuno in particolare, il lavoro di Richard Artschwager (Washington, DC, 1923 – Albany, New Yorkì 2013) spazia dal Pop, per l’utilizzo di materiali comuni e commerciali, al Minimal, per le forme nitide e sintetiche, al Concettuale per il coinvolgimento intellettuale dei significati.
La rassegna che viene presentata a Roma alla Galleria Gagosian, dal 14 gennaio all’11 marzo 2021, costituisce un interessante excursus delle produzioni realizzate dell’artista dal 1964 al 1987.
Proprio negli anni ’60 Artschwager inizia a utilizzare materiali inusuali e spesso di bassa qualità come la Formica, all’epoca utilizzata per le superfici lisce dei banchi, o il Celotex, un materiale molto ruvido, composto da fibre di canna da zucchero compressa, che l’artista utilizzava come base per i suoi singolari dipinti in grisaille, nei quali l’originalità del materiale industriale si confonde con le linee disegnate a mano.
Nella mostra romana sono presenti opere scultoree nelle quali l’artista ha integrato competenze artigianali nella sperimentazione intellettuale e formale della percezione e della composizione. In Sliding Door (1964), ad esempio, l’anta di un armadietto proietta un’ombra all’interno del pallido interno dell’opera generando un motivo in continuo cambiamento che si sposta insieme alla luce e ai movimenti dello spettatore attorno all’oggetto. Untitled (1965), realizzato in Formica e legno, utilizza allo stesso modo la curvatura di un cerchio; sebbene non funzionale, imita l’estetica utilitaristica di un altoparlante o di un elettrodomestico, dimostrando la capacità di Artschwager di soddisfare le nostre aspettative rispetto a un oggetto o a un quadro solo per poi sovvertirle.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue con un saggio del curatore Dieter Schwarz.
Vademecum
Richard Artschwager
Gagosian
14 gennaio – 11 marzo 2021
Via Francesco Crispi 16, Roma