MILANO – In questo periodo di sospensione delle attività negli atelier, il lavoro a Casa degli Artisti non si è mai fermato. Proseguono, infatti, le relazioni e il confronto tra artisti, la produzione, il pensiero e la ricerca come urgenza e affermazione di una visione del mondo che cambia le geografie e le abitudini e a cui l’arte non si sottrae.
Con lo scopo di restituire e raccontare, attraverso dei podcast, il lavoro delle artiste e degli artisti durante la chiusura degli atelier è natoil progetto Dance Me to the Work of Art.
Ogni giorno, da martedì a sabato – mantenendo la cadenza dei giorni dell’apertura degli atelier di Casa degli Artisti – i podcast delineano un racconto corale del lavoro dell’arte e permettono di conoscere le personalità e gli approcci degli artisti alla narrazione e all’uso della voce come strumento di lavoro e ricerca.
Eleonora Roaro, che ha aperto la kermesse, racconta l’importanza di un tratto di biografia familiare nello sviluppo della sua ricerca dedicata alle sale del cinema.
Chiara Francesca Longo traccia un autoritratto che mette in evidenza il suo legame con il Centro Sociale Occupato Garibaldi.
Ekin Bozkurt lavora sulla sonorità delle parole e sul loro rapporto di senso con la musica.
Giulia Oglialoro racconta una città sottratta al tempo, in bilico tra passato e un futuro mai schiuso.
Camilla Alberti entra nella relazione che la lega alla realizzazione dei suoi mostri, creature ibride tra regno animale, vegetale e strutture di oggetti residuali.
Sergio Breviario racconta un fotoromanzo a puntate fatto di distopie e abitanti.
Riccardo Tabilio in forma di intervista racconta con tre parole chiave il suo lavoro di scrittore di teatro, nella prima puntata Esilio.
Il podcast di Luca Pozzi è parte integrante della sua scultura Arkanian Shenron che combina strutture materiche di bronzo e abete con strumenti di ingegneria aerospaziale dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e A.I. (Artificial Intelligence).
Chiudono il primo ciclo di podcast Francesco Venturi, che affida il sentire del tempo al susseguirsi di voci
narranti un “Now is the winter of our discontent…” tratto dal Riccardo III di Shakespeare e il primo episodio del racconto di Chiara Campara, un incipit autobiografico legato alla memoria del corpo.
I podcast proseguono nelle successive puntate proponendo le registrazioni anche delle artiste e degli artisti ospiti delle prossime residenze.