ROMA – Il 22 e il 23 marzo gli operatori dei Beni culturali si sono confrontati sul tema della Riforma Franceschini, valutandone tutti i rischi e le possibili conseguenze negative.
In particolare il 23 marzo si è tenuta una conferenza nella sede della Stampa Estera a Roma, organizzata da Assotecnici, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli e Comitato per la Bellezza. Presenti, oltre al direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, anche Maria Vittoria Marini Clarelli, presidente di Assotecnici ed ex direttore della GNAM, il professore Paolo Liverani, l’archeologo Pietro Guzzo, l’urbanista Paolo Berdini e il giornalista e scrittore Vittorio Emiliani.
La conferenza è stata l’occasione per evidenziare i limiti della riforma che “così non può funzionare” per cui il ministro Franceschini è stato invitato a prendere una pausa di riflessione.
Il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci è stato molto chiaro e diretto e non ha usato tanti giri di parole: “La verità è che l’abbiamo presa in saccoccia e non ce ne siamo neanche accorti” – ha detto Paolucci, che ha definito “sconcertante” l’abolizione delle soprintendenze archeologiche in favore di una soprintendenza unica, “un mostro pluridisciplinare dove stanno insieme tante competenze, che avrà a capo un architetto perché – ha aggiunto il direttore dei Musei Vaticani – sono gli architetti ad avere le competenze tecniche sul territorio, ai fini dei piani regolatori e dell’edilizia, le sole cose che davvero interessano”. E poi ancora, riferendosi alla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, ha anche aggiunto: ”Noi soprintendenti non abbiamo capito per tempo la deriva pericolosa verso la quale andava l’amministrazione dello Stato”. Paolucci ha poi concluso con una stoccata al premier Matteo Renzi, considerato vero artefice della Riforma: “Ha in antipatia le soprintendenze perché quando era sindaco di Firenze e voleva fare lo scoop mondiale trovando la “Battaglia di Anghiari” di Leonardo sotto gli affreschi del Vasari di Palazzo Vecchio, i soprintendenti glielo hanno impedito”.
Il giornalista e scrittore Vittorio Emiliani, riportando alcuni dati, ha definito la cultura la “Cenerentola” dell’Italia, e ha sottolineato il pericolo di questa riforma che tende a “spostare il baricentro verso la valorizzazione del patrimonio a scapito della tutela”, non a caso i dipendenti del settore, infatti, “sono in netto calo e malpagati”.
Maria Vittoria Marini Clarelli, invece, ha parlato di rischio di “entropia da incompetenza con la sostituzione di tutti i dirigenti in un anno, soprattutto in un momento come questo, nel quale i luoghi d’arte sono obiettivi sensibili dei terroristi e servono competenze certe”.
Infine è arrivato l’affondo dell’urbanista Paolo Berdini: “Se entrassero in vigore tutti i decreti attuativi della legge Madia, saremmo di fronte alla devastazione dello Stato”. Ma anche dei beni culturali, perché secondo l’urbanista, esponente del Comitato per la Bellezza, in caso di interventi edili che possono interessare il patrimonio, “vince la rilevanza economica e non la tutela”.
Intanto il prossimo appuntamento è per il 6 e7 maggio, giorni in cui il mondo della cultura si riunirà a Roma per un convegno e una manifestazione insieme ai sindacati e alla piattaforma emergenzacultura.org.