FIRENZE – Il Crocifisso ligneo, che lo scultore tardorinascimentale Francesco da Sangallo realizzò intorno 1520 per l’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, è stato esposto nel Salone Martino V dell’antico nosocomio.
La colossale scultura, prima di essere affissa alla parete, è stata sottoposta a un controllo accurato e a una revisione del restauro concluso nel 2009. A occuparsene la stessa restauratrice, Anna Fulimeni, sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e per le province di Pistoia e Prato.
“Siamo davvero orgogliosi di poter mostrare di nuovo al pubblico questa opera di immenso valore artistico, storico e religioso – ha commentato Giancarlo Landini, presidente della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus – Desidero ringraziare la Soprintendenza per il prezioso supporto costantemente prestato alla valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico del più antico ospedale d’Europa ancora in attività. E un grazie speciale va anche all’Università di Firenze che ha dato un contributo fondamentale attraverso il progetto di ricerca, finanziato dalla Regione Toscana, di catalogazione del patrimonio artistico dell’Ausl Toscana Centro. È proprio nel corso della ricognizione effettuata sui beni dell’Ospedale che due borsiste selezionate dal Dipartimento Sagas dell’Università degli Studi di Firenze, Francesca Maria Bacci e Romina Origlia, hanno segnalato l’opportunità di trovare una collocazione per il Cristo del Sangallo. Un suggerimento che la Fondazione ha prontamente colto e attuato. È dal 2016, anno in cui è stata inaugurata la musealizzazione di alcune aree di Santa Maria Nuova, che la Fondazione è impegnata sul fronte del recupero dell’immenso patrimonio artistico dell’istituzione. Un patrimonio che racconta la storia dell’ospedale, ma anche della città e dei suoi artisti. A noi spetta il compito di tutelarlo e di renderlo fruibile”.
Il Crocifisso
In legno policromo, il Crocifisso è alto 184 centimetri e largo 178 e raffigura un Cristo Sofferente, un Christus Patiens, drammaticamente realistico.
Se da un lato è chiara l’influenza di Michelangelo, dall’altro è evidente il contesto in cui l’opera viene realizzata. “Già a partire dal Quattrocento, l’ospedale di Santa Maria Nuova è frequentato da molti artisti. Il nosocomio offriva loro la possibilità di studiare da vicino il corpo umano ricavandone conoscenze fondamentali per le opere – spiega Esther Diana, responsabile Settore Biblioteca, Ricerca ed Editoria della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus – Anche Francesco da Sangallo, come Leonardo da Vinci, deve aver passato molte ore qui, a studiare. E la perfezione dei dettagli anatomici di questo Crocifisso ne è la dimostrazione”. “L’immagine del Cristo sulla croce, in un ospedale, – continua l’esperta – aveva finalità ben precise in un’epoca in cui la malattia era considerata la punizione per un peccato commesso: doveva ispirare umiltà, trasmettere conforto e indicare la giusta strada verso la redenzione. Inoltre, le predicazioni di Girolamo Savonarola avevano contribuito ad accrescere il culto del Crocifisso. La sua raffigurazione si diffonde quindi all’interno dell’ospedale, sugli altari e in corsia. A Santa Maria Nuova se ne contano almeno 13, in legno o cartapesta, a dimensione naturale, provenienti da importanti botteghe o di autori anonimi”.
Il restauro
All’inizio del restauro (2009), la grande scultura lignea venne sottoposta a una diagnosi per immagini inaugurando la nuova Tac dell’ospedale, che evidenziò lo stato “fortemente alterato” del legno utilizzato dall’artista. Tagli, perni lignei e chiodi erano stati utilizzati nel tentativo di porre rimedio a questi difetti.
“Il Crocifisso era in cattivo stato di conservazione e attaccato da insetti xilofagi – racconta la restauratrice Anna Fulimeni – Gli alluci e l’anulare della mano destra erano rotti. Nei capelli, intagliati dallo scultore con grande eleganza plastica, si notavano distacchi di porzioni lignee. E una stesura di vernice nera copriva i colori originari”.
L’intervento di restauro ha portato al consolidamento della struttura lignea attraverso iniezioni di resina acrilica. Oltre alla disinfestazione, è stata eseguita una pulitura che ha tolto lo strato nero di finto bronzo. La pulitura ha fatto riemergere anche i fiotti di sangue e le ferite sul costato, che amplificano la drammaticità dell’opera.
Particolarmente delicata, l’area dei piedi del Cristo, che aveva subito una carbonizzazione a causa del fumo delle candele. Stuccature sono state eseguite sui piedi e sulla capigliatura. Infine, il restauro pittorico ha restituito all’opera i suoi colori originali che hanno esaltato l’azzurro del perizoma e la naturalezza dell’incarnato.