ROMA – E’ stato esposto al Museo Nazionale delle Navi romane di Nemi (Roma) il mosaico perduto di Caligola. Il 20 novembre 2017, il ministro della Cultura, Dario Franceschini, annunciò il suo ritrovamento nel corso di una conferenza stampa al Consolato generale d’Italia di New York. Il mosaico venne restituito dagli Stati Uniti all’Italia, assieme a diversi beni archeologici provenienti da scavi clandestini o frutto di furti avvenuti nel nostro Paese.
Il mosaico ha fatto ritorno a Nemi ed è stato illustrato da Massimo Osanna, direttore generale dei Musei del Ministero della Cultura, dal generale di brigata Roberto Riccardi, comandante dei carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Alberto Bertucci, sindaco di Nemi, e Daniela De Angelis, direttrice del Museo delle Navi romane di Nemi.
“E’ un evento importantissimo per il territorio – ha spiegato il sindaco di Nemi Alberto Bertucci – Con l’aiuto di Massimo Osanna capo della direzione Musei del ministero della Cultura, il mosaico avrà la giusta collocazione in una esposizione permanente al museo delle Navi Romane di Nemi. Una notizia eclatante non solo per gli addetti ai lavori, ma anche un investimento sul turismo e sul patrimonio storico e archeologico”.
Il frammento in marmo romano a mosaico con serpentino e porfido, risalente al II secolo d.C., era originariamente parte della pavimentazione di una delle due navi da cerimonia dell’imperatore Caligola, affondate nel lago di Nemi.
Le navi furono rinvenute nei fondali del lago di Nemi durante una campagna di scavo archeologico condotta tra il 1928 e il 1932. Il reperto, inventariato e in carico al Museo delle Navi romane di Nemi (dato alle fiamme dai nazisti nel 1944), venne trafugato da ignoti nel dopoguerra. In anni recenti il prezioso reperto sparito è stato individuato presso una collezione privata di una cittadina italiana residente negli Usa e venne sequestrato dal procuratore distrettuale di New York sulla base delle prove fornite dal Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
Il Museo delle Navi Romane venne costruito tra il 1933 e il 1939 per ospitare due gigantesche navi appartenute all’imperatore Caligola (37-41 d.C.) recuperate nelle acque del lago tra il 1929 e il 1931. E’ stato quindi il primo Museo in Italia ad essere costruito in funzione del contenuto, due scafi dalle misure rispettivamente di m. 71,30 x 20 e m. 73 x 24, purtroppo distrutti durante un incendio nel 1944. Riaperto nel 1953, il Museo venne nuovamente chiuso nel 1962 e infine definitivamente riaperto nel 1988.
Nel nuovo allestimento, l’ala sinistra è dedicata alle navi, delle quali sono esposti alcuni materiali, come la ricostruzione del tetto con tegole di bronzo, due ancore, il rivestimento della ruota di prua, alcune attrezzerie di bordo originali o ricostruite (una noria, una pompa a stantuffo, un bozzello, una piattaforma su cuscinetti a sfera). Sono inoltre visibili due modelli delle navi in scala 1:5 e la ricostruzione in scala al vero dell’aposticcio di poppa della prima nave, su cui sono state posizionate le copie bronzee delle cassette con protomi ferine.
L’ala destra è invece dedicata al popolamento del territorio albano in età repubblicana e imperiale, con particolare riguardo ai luoghi di culto; vi sono esposti materiali votivi provenienti da Velletri (S. Clemente), da Campoverde (Latina) da Genzano (stipe di Pantanacci) e dal Santuario di Diana a Nemi, oltre ai materiali provenienti dalla Collezione Ruspoli. All’interno di quest’ala è inoltre possibile ammirare un tratto musealizzato del basolato romano del clivus Virbii, che da Ariccia conduceva al Santuario di Diana.