ROMA Sulla splendida terrazza aperta in via straordinaria per l’occasione verrà presentata la tradizione del sakè. Luca Rendina, Sake Educato della Sake Sommelier Association, racconterà la storia, le usanze e i riti legati a questa bevanda dalla storia millenaria.
Ottenuto dalla fermentazione di riso, acqua e spore koji, il sakè è conosciuto in Occidente come “vino di riso” giapponese, sebbene per la tecnica di produzione abbia più affinità con la birra. Le sue origini sono databili tra il VI° il III° secolo a.c. quando le piantagioni di riso furono importate per la prima volta in Giappone. Il sakè, come è conosciuto oggi (seishu), risale agli inizi del periodo Edo ed è fortemente connesso alle più importanti cerimonie tradizionali giapponesi. Anch’esso infatti – come l’Ikebana, il Cha-no-yu e la cerimonia del tè – è legato a una ritualità che è parte dello spirito e alla filosofia shintoista. La bevanda è inoltre un elemento fondamentale della “cultura del riso”, tanto da essere al centro di un’antica cerimonia Shinto in cui si usava offrire vivande e sakè (shinsen) alle divinità per celebrare il raccolto del riso.
Sebbene si siano ormai persi i connotati religiosi, ancora oggi il sakè rappresenta un elemento fondamentale di condivisione e convivialità. È per esempio utilizzato per la cerimonia di scambio dei bicchieri in segno di amicizia (katame-no-sakazuki), durante la quale persone senza legami di sangue acquisiscono una relazione di parentela.
Per ulteriori informazioni: www.scuderiequirinale.it