MILANO – Nel 2009 una mostra dal titolo Steellife festeggiava i 50 anni di attività di Marcegaglia, azienda italiana leader nel settore dell’acciao. Le opere esposte erano riflesso di culture e latitudini differenti, vere installazioni ambientali legate all’acciaio, alle sue caratteristiche e peculiarità, capaci di coinvolgere il visitatore attraverso la mirabile espressività di otto artisti internazionali, selezionati dalla curatrice Elisabetta Pozzetti.
Oggi la mostra rivive “onlife”, grazie al progetto Steellife Digital Re-life Experience di Studio Chiesa, l’agenzia di comunicazione che già nel 2009 aveva curato il concept e la realizzazione della grande esposizione.
“Il nuovo progetto Steellife non è solo una riedizione di una mostra del recente passato – afferma Enrico Chiesa, founder dell’agenzia Studio Chiesa – ma una proposta ricca di valori che possono ampliare la visione contemporanea di un’azienda, un elemento di novità e di commitment, un approccio sostenibile, un’esperienza “phygital” per dare valore alla cultura d’impresa di Marcegaglia, rafforzandone la visione e l’identità”.
“Steellife rappresenta al meglio anche il nostro rapporto con l’arte – aggiunge Rossella Roncaia, co-founder dell’agenzia – come stimolo ineguagliabile di ricerca creativa per il team della nostra agenzia e fonte di ispirazione e confronto per i progetti di più alto profilo”.
“Questa modalità di racconto – continua Elisabetta Pozzetti, curatrice della mostra – si addice a ri-animare i progetti culturali conclusi e dare ad essi nuova linfa per essere fruiti in un tempo potenzialmente infinito, ma diviene pure una strategia allestitiva e narrativa per creare quelle mostre che nella realtà non hanno potuto vivere o quegli archivi o collezioni che non possono essere manifesti al grande pubblico. Si tratta dunque di una straordinaria opportunità narrativa ed espositiva”.
La mostra oggi può raggiungere nuovi visitatori e richiamare chi aveva apprezzato l’evento di allora, non solo un’esposizione che indaga un elemento forte come l’acciaio, ma molto di più, come dichiara Antonio Marcegaglia – “Nel 2021 proporre una mostra onlife rappresenta elemento distintivo di un’azienda e di un brand come il nostro, da sempre proiettato costantemente verso nuove e continue sfide imprenditoriali, dove “passione”, “creatività” e “internazionalità” diventano valori fondanti sia dell’attività d’impresa che del nostro ruolo sociale anche nel fare cultura”.
Gli artisti e le opere
Nel virtual tour Steellife Digital Re-life Experience si incontrano le opere degli otto artisti coinvolti nel progetto che hanno interpretato con originalità e spregiudicatezza le molteplici valenze estetiche dell’acciaio, materiale di difficile manipolazione ma di grandi potenzialità espressive.
Magdalena Fernandez Arriaga (Caracas, 1964). Le opere dell’artista venezuelana si caratterizzano per la leggiadria formale capace di restituire levitas a un materiale solitamente metafora di solidità, robustezza, tenacia strutturale. Le sue installazioni vibrano al mutare atmosferico di luce e spazio, individuando nell’interazione con lo spettatore un mezzo ulteriore del divenire fenomenico.
Julia Bornefeld (Kiel, 1963). L’artista “agisce” nello spazio attraverso delle opere dinamiche, capaci di coinvolgere tre dei cinque sensi: la vista, il tatto e l’udito. Ogni installazione diviene luogo di transito e di riflessione, una profonda valenza semantica, che potrebbe sfociare nella polemica se non fosse sorretta da un’irriducibile componente immaginifica.
Tetsuya Nakamura (Chiba, 1968). L’artista giapponese attinge dal mondo dei cartoons e crea macchine futuribili, navicelle spaziali, che saettano nell’infinito, con le quali traghettare i nostri migliori sogni, vestite di smalti psichedelici e connotate da una plasticità fanta-scientifica.
Luc Mattenberger (Ginevra, 1980). L’artista svizzero crea macchine rabbiose, luciferine e provocatorie. Realmente funzionanti, attraverso la cinetica, il rumore e l’odore, affermano perentoriamente e in maniera un po’ impertinente la loro “vitalità robotica”.
Adeela Suleman (Karachi, 1970). Dal Pakistan la visionaria artista concilia l’estetica del riciclo ora all’invenzione di forme ambigue, scarnificate ora alla traduzione fantastica della cultura d’origine, creando dei copricapi policromi, poliformi devoti alla tradizione orientale e alla genialità creativa dell’artista.
Francesco Bocchini (Cesena, 1969). L’artista italiano lavora sapientemente la lamiera recuperata, riconoscendole una nuova vita attraverso la costruzione di funambolici macchinari a manovella e generando un mondo di stravaganti soggetti, attinti da un bacino fantastico alimentato da una sensibilità ludica, ironica e profondamente poetica.
Subodh Gupta (Khagaul, 1964). L’artista indiano “contamina” gli spazi attraverso maestose installazioni, dall’impatto imponente si costituiscono in realtà di oggetti di uso comune che, decontestualizzati, acquisiscono un’autorità e un’immanenza scultorea.
Zhang Huan (An Yang City, 1965). Dalla Cina Huan concentra sul corpo le proprie attenzioni facendo di esso il luogo della soggettività e il tempio della spiritualità. Per Steellife realizza un’opera inedita nella quale la rievocazione diviene strumento per una nuova profonda riflessione non solo sul mondo orientale, ma sul mondo intero.
Per visitare la mostra Steellife Digital Re-life Experience click a questo link https://studiochiesa.it/steellife4k/
{igallery id=571|cid=2277|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}