TORINO – Grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze della Terra e il Museo Egizio di Torino, nasce la nuova app “Stone. Pietre Egizie”, che permette di conoscere i reperti della collezione del Museo Egizio in una chiave di lettura diversa.
Questo nuovo strumento è stato realizzato da un team composto da geologi, egittologi, archeologi e informatici. Ideata dal Professor Alessandro Borghi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino e sviluppata dalla Dottoressa Denise Valentino laureata in Scienze dei materiali per i beni culturali, l’app è disponibile gratuitamente grazie al contributo finanziario della Fondazione CRT, nell’ambito dei progetti “Ricerca e Istruzione”.
Sono 50 i reperti scelti, disposti in 11 sale, selezionati per importanza storica, ma soprattutto per tipologia del materiale lapideo col quale sono stati scolpiti e lavorati. A questi si aggiunge il prezioso “Papiro delle miniere”, la più antica carta geologica mai realizz
ata, che vanta oltre 3000 anni di storia, risalente al Regno di Ramesse IV.
All’interno dell’app, il pubblico può scegliere tra più percorsi: concentrarsi sui capolavori, seguire il percorso cronologico, osservare le tipologie di roccia a livello macro e microscopico, conoscere le cave dalle quali i materiali venivano estratti, aiutati anche da un prezioso glossario che riporta i termini più specifici. La sezione dedicata alle curiosità offre contenuti su estrazione, studio e lavorazione e fornisce gli strumenti per indagare le rocce, oltre alla possibilità di osservare una statua della dea Sekhmet a 360 gradi, grazie alla scansione 3D.
La collaborazione tra il Dipartimento di Scienze della Terra e il Museo Egizio ha avuto inizio già alcuni anni fa, con l’apertura delle Gallerie della Cultura Materiale, un percorso parallelo all’allestimento permanente che ospita circa 20 mila reperti, suddivisi per materiale e tipologia, per il quale è stata realizzata una mappa a parete che mostra la collocazione delle pietre in Egitto e dotata di alcuni campioni di materiali lapidei che i visitatori possono toccare per percepire le differenze tra grezzo e lavorato.