FIRENZE – Dopo oltre cento anni torneranno a Firenze una ventina di arazzi di epoca medicea raffiguranti le storie di Giuseppe Ebreo, realizzati dai grandi artisti del Rinascimento. A darne notizia il sindaco di Firenze, Dario Nardella, durante la presentazione del nuovo allestimento della Sala dei Duecento che ospita il consiglio comunale a Palazzo Vecchio.
Il sindaco ha specificato che si tratta di un evento storico. Gli arazzi saranno infatti esposti a rotazione nella Sala comunale, integrando in questo modo l’allestimento istituzionale con il percorso museale. Gli arazzi erano divisi tra Firenze e Roma (10 adaornavano i saloni del Quirinale) ed erano stati riuniti temporaneamente solo per la mostra al Quirinale “Il Principe dei sogni”. Ora saranno invece custoditi definitivamente a Firenze.
Per questa possibilità il sindaco ha sottolineato la collaborazione decisiva del Quirinale e la disponibilità personale del presidente Sergio Mattarella, ha quindi ringraziato il presidente della Repubblica e il Ministero dei Beni culturali, Dario Franceschini. “Nelle prossime settimane metteremo a punto le modalità con cui custodire ed esporre questa collezione di arazzi che non esito a definire tra le più importanti al mondo” – ha detto Nardella.
I 20 arazzi furono commissionati nel Cinquecento (Firenze 1545-1553) da Cosimo I de’ Medici e rappresentano una delle più alte testimonianze dell’artigianato e dell’arte rinascimentale. I cartoni per la realizzazione di questi preziosissimi arazzi, sono infatti opera di alcuni artisti tra i più importanti del Rinascimento, Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati.
Protagonista delle storie rappresentate sugli arazzi è Giuseppe, figlio di Giacobbe, figura particolarmente amata da Cosimo de’ Medici, il quale vi vedeva rispecchiate alcune vicende della dinastia dei Medici. Giuseppe, tradito dai fratelli, fu detto prigioniero in Egitto ma seppe sfuggire alle avversità grazie alla sua intelligenza, riuscendo a raggiungere posizioni di potere.
Gli arazzi nel 1983 furono rimossi dalla Sala dei Duecento per essere sottoposti ad alcuni interventi di restauro, a partire dal 1985, ad opera dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.