MILANO – IL 31 maggio alle 18.30 il Triennale Design Museum e CASVA presentano il libro “Roberto Sambonet artista e designer” di Matteo Iannello. Roberto Sambonet, a partire dall’immediato dopoguerra e fino alla prima metà degli anni Novanta del Novecento, ha lavorato instancabilmente indagando i temi dell’arte pittorica, del design e della grafica, tre ambiti di ricerca strettamente connessi tra di loro che attingono a un bagaglio culturale che affonda le sue radici nella storia dell’arte antica e contemporanea. «Industrial design, graphic design, pittura. Comune denominatore di queste attività che svolgo da oltre quarant’anni è il progetto, regola l’interdisciplinarietà. Spazio/tempo, pluriuso, cucina/tavola, impilabilità ecc. in design, oggetti d’immagine lontani dalle mode ma attenti ai nuovi modi, e nella grafica sintesi centralità costruttiva, concentricità (influsso Delaunay), monocromatismo, micro e macro ecc.».
Il libro è stato sviluppato a partire dai documenti d’archivio conservati presso il Centro di Alti Studi sulle Arti Visive (CASVA) di Milano che, oltre a testimoniare il lavoro svolto da Roberto Sambonet nel campo del progetto industriale e del progetto grafico, restituiscono perfettamente le sue modalità di lavoro: schizzi, collage, stampe e ingrandimenti fotografici e ancora tante, tantissime fotocopie, ingrandite, ridotte ed elaborate spostando o sovrapponendo le immagini sul vetro durante la fotocopiatura.
Sambonet, attingendo alla ricerca delle avanguardie, è stato in grado di mettere a punto un personale bagaglio formale fino ad approdare a una propria espressività. Una ricerca alimentata di una conoscenza spesso diretta di opere e personaggi: Lina Bo e Pietro Maria Bardi, Max Huber, Ernesto Nathan Rogers, Alvar Aalto, Marco Zanuso, Lucio Alfieri, Pier Carlo Santini, Roberto Guiducci, Ugo Mulas, Serge Libiszewski, Bruno Monguzzi… Con Libis e Monguzzi in particolare l’intesa è fortissima: il primo traduce idee e suggestioni in immagini compiute, fissa sulla pellicola oggetti, scene, micro architetture disposte secondo veri e propri progetti urbani; il secondo, con l’intelligenza critica che lo contraddistingue, supporta con il suo rigore grafico e compositivo le intuizioni e le “visioni”di Roberto Sambonet. I lavori che ne verranno fuori saranno tra i più significativi nel campo del progetto grafico del secondo Novecento.
La pratica del progetto e il disegno quotidiano sono gli strumenti indispensabili che veicolano e traducono ogni idea, sia essa grafica o di design. Un repertorio vastissimo di immagini annotate e fissate nelle memoria cui poter attingere in ogni istante, porta Sambonet a procedere – utilizzando sempre tutte le tecniche di rappresentazione della realtà– per associazioni di idee.
Quello di Roberto Sambonet – forse in modo particolare per taluni aspetti rispetto ad altri protagonisti della sua generazione – è un percorso sinuoso e complesso, frutto delle sue curiosità e dei suoi molteplici interessi; un percorso in cui il processo conta più dell’esito, in cui logica e immaginazione determinano un vivace scambio propulsivo: “So che taluni – scrive Ernesto Nathan Rogers – valutandolo secondo i soliti schemi astratti, o escludono una parte delle sue attività, salvandone solo l’altra, o trovano, in blocco, che sia troppo geometrico e, inversamente, troppo pittorico e decorativo. Quanto a me […] credo che la sua mediazione, lungi dall’essere un compromesso, tenta, e spesso ha dimostrato, promettenti soluzioni di una sintesi culturale, assai caratteristica del momento in cui viviamo”.
Interventi di Maria Fratelli, Matteo Iannello, Beppe Finessi, Pierluigi Nicolin