VENEZIA – La mostra ”I Fortuny. Una storia di famiglia”, nel 70° anniversario della morte di Mariano Fortuny y Madrazo, intendee indagare i temi che i due artisti hanno in comune: la pratica della pittura, saldamente inserita nella tradizione europea degli antichi maestri, e la passione collezionistica intesa come occasione di studio e rielaborazione artistica.
Il padre, Mariano Fortuny y Marsal, aveva coltivato la propria passione per l’antiquariato circondandosi di tessuti antichi, vetri, vasellame, armi dei secoli passati, statue, mobili, tappeti, con i quali decorava il proprio atelier e dai quali prendeva spunto per inserirli nei propri quadri, spesso trasformati o reinterpretati. Molti di questi oggetti rimasero in famiglia dopo la sua morte prematura, altri furono venduti, ma la moglie Cecilia conservò fotografie, schizzi, studi o tele nelle quali erano ritratti: un nucleo importante della collezione rimase in famiglia e fu conservata prima a Palazzo Martinengo e infine a Palazzo Pesaro Orfei, attuale sede del Museo Fortuny. Dopo la morte del figlio, solo una piccola parte dei reperti rimase a Venezia: parti della collezione furono donate a diversi musei europei per volontà di Mariano e della moglie Henriette e si trovano attualmente a Barcellona, Castres, Londra, Madrid e Parigi.
La mostra intende quindi ricomporre in parte questa collezione, riportando nei suggestivi spazi di Palazzo Fortuny alcuni degli oggetti e delle opere che componevano la raccolta.
In particolare dal Museo Ermitage di San Pietroburgo arriva un vaso di maiolica ispano-moresca con decorazioni in lustro metallico a riflessi dorati unico per dimensioni, qualità artistica, integrità. Si tratta del Vaso del Salar, conosciuto anche come Vaso Fortuny, alto 117 cm e dotato di una base in bronzo zoomorfa disegnata dallo stesso Fortuny Marsal.
Dal Museo del Prado arriva, invece, tra le altre opere, uno dei dipinti più significativi tra quelli di Fortuny Marsal: “I figli del pittore nel salone giapponese”, magnifico olio su tela nel quale si vede il piccolo Mariano giocare con un tessuto decorato a motivi orientaleggianti.
In mostra anche una ampia selezione di abiti, che fecero conoscere al mondo il nome di Mariano Fortuny Madrazo: innanzitutto il Delphos, mantelli e cappe in velluto di seta, scialli Knossos in leggerissima garza, provenienti da collezioni pubbliche e private, dall’Italia e dall’estero. E inoltre tessuti antichi, scudi, pugnali e armature preziosamente decorate, incisioni, acquerelli e disegni, modellini per scenografie, fotografie, strumenti da lavoro, per ricreare l’atmosfera di intensa creazione che animava il palazzo.
Insomma un universo, quello in mostra, che rivela la continuità di temi tra padre e figlio, tra cui la particolare attenzione alla luce e alle sue infinite metamorfosi, la fascinazione per la rappresentazione delle nuvole, lo studio mai interrotto del passato, l’orientalismo, i viaggi.
L’esposizione è accompagnata da un corposo catalogo in doppia edizione (italiano e inglese), con saggi scritti da specialisti e studiosi internazionali.