PISA – Una sorprendente scoperta quella fatta nel corso della campagna di scavi in Iraq, condotta dall’Università di Pisa in collaborazione con l’ateneo di Siena e quello iracheno di al-Qādisiyyah. Gli archeologi hanno infatti ritrovato quelle che possono essere definite “buste” di argilla che, migliaia di anni fa, avrebbero contenuto le lettere per scambiarsi informazioni di ogni tipo, scritte su tavolette.
Sono stati rinvenuti – si legge in una nota dell’Università “un centinaio di frammenti con testi cuneiformi databili all’inizio del II millennio a.C. (fra cui ben otto tavolette intere o quasi) oltre a un ricco repertorio ceramico e a più di novanta “cretule”, cioè blocchetti di argilla con impronte di sigillo o corda applicate a chiusura di contenitori”.
Spiega il dottor Anacleto D’Agostino, docente di Archeologia del Vicino Oriente all’Università di Pisa che ha coordinato il progetto: “In generale le tavolette testimoniano la ricchezza e vivacità della vita economica e amministrativa delle antiche città della Mesopotamia e ci parlano spesso di transazioni contabili, questioni amministrative e giuridiche. Quelle che abbiamo trovato, di epoca Isin-Larsa/antico-paleobabilonese e che sono in corso di studio, contengono contratti di compravendita e lettere, e menzionano i nomi di sovrani, formule di datazione e forse il riferimento ad alcune città”. “Le tavolette inoltre potevano essere inglobate in “buste”, noi ne abbiamo ritrovate decine di frammenti – continua D’Agostino – cioè dei contenitori in strati sottili di argilla sulla cui superficie esterna era impresso l’argomento delle missive mentre l’impronta dei sigilli, con nominativi o immagini, serviva a vidimare il contenuto e ne garantiva l’autenticità”.
Le indagini archeologiche si sono concluse a novembre e hanno riguardato Tell as-Sadoum nell’Iraq centro-meridionale. Il sito di 50 ettari, a est di Najaf, su un ramo del fiume Eufrate è stato identificato con Marad, una antica città della Mesopotamia meridionale, la cui storia copre un lungo arco cronologico che va dal Protodinastico (III millennio a.C.) al Neobabilonese (I millennio a.C).
“Visti gli ottimi risultati di questa campagna e l’importanza dei ritrovamenti – aggiunge D’Agostino – la prospettiva è di continuare il progetto con una nuova missione sul campo anche nel 2020”.