ROMA – Il 17 agosto del 1916 moriva Umberto Boccioni in seguito a una caduta da cavallo. Domani ricorrerà dunque il centenario della morte dell’artista futurista, tra i principali punti di riferimento delle avanguardie storiche. Nato il 19 ottobre del 1882 a Reggio Calabria, personalità eclettica, dedito alla pittura, alla scultura, nonché teorico dell’arte, Boccioni morì ad appena trentaquattro anni a Sorte, una località del Chievo, alle porte di Verona, mentre durante la Grande Guerra, era soldato semplice di un reggimento di Artiglieria ippotrainata.
Filippo Tommaso Marinetti, inventore e guida del Futurismo, rimase sconvolto dalla sua morte tant’è che subito avviò un’inesausta promozione dell’opera e della figura del compagno scomparso.
Per commemorare il centenario della sua morte il 5 novembre, il Mart di Trento e Rovereto, museo peraltro ricco di opere e archivi futuristi, ospiterà una mostra dedicata all’artista che comprenderà un nucleo di pitture, scultore e lavori su carta già presentati tra marzo e luglio scorsi nel Palazzo Reale di Milano.
Sempre per il mese di novembre è prevista un nuova edizione del Catalogo Generale curato da Maurizio Calvesi ed è già in libreria il testo “Umberto Boccioni, l’artista che sfidò il futuro”, una accuratissima biografia scritta da Gino Agnese per l’editrice Johan & Levi.
Le opere maggiori di Boccioni del periodo futurista sono custodite nei musei dei cinque continenti. L’Italia, nonostante gli sforzi di Marinetti, si rese conto solo successivamente della sua grandezza innovativa. Motivo questo per cui il dipinto “La città che sale” si trova nel Museo d’Arte Moderna di New York, così come uno degli esemplari della scultura “Forme uniche nella continuità dello spazio”, nota come il “camminatore”, riprodotta anche sulla moneta europea da 20 centesimi.