TORINO – La decisione del ministro della Cultura Alessandro Giuli di confermare Evelina Christillin alla presidenza della Fondazione del Museo Egizio di Torino ha sollevato, nell’ultima settimana, un’ondata di malumori. Secondo indiscrezioni, questa nomina ha, infatti, provocato tensioni tra Giuli e il ministro della Difesa Guido Crosetto, evidenziando divisioni nel partito della premier Giorgia Meloni.
Il caso esplode il 22 novembre, quando Il Foglio riporta che Crosetto avrebbe scambiato messaggi e telefonate dai toni accesi con Giuli in merito alla riconferma di Christillin alla Fondazione. Il ministro della Difesa, figura di riferimento per Fratelli d’Italia in Piemonte, si sarebbe sentito escluso da una decisione che tradizionalmente richiede un confronto interno al partito, seppur informale.
Crosetto, secondo fonti interne, non ha gradito il rinnovo della presidenza, sostenendo che Christillin abbia criticato in passato il partito di Via della Scrofa. Inoltre, l’assenza di una consultazione preventiva avrebbe aumentato il risentimento, dando origine a uno scontro che ha richiesto l’intervento diretto della premier Meloni per riportare la calma.
Il ruolo di Del Mastro e le tensioni piemontesi
La vicenda si complica ulteriormente con il coinvolgimento di Andrea Del Mastro, sottosegretario alla Giustizia e figura di spicco di Fratelli d’Italia in Piemonte. Giuli (secondo quanto riportato dal Corriere della Sera) ha dichiarato di aver discusso la nomina con Del Mastro, ma Crosetto, interpellando il sottosegretario, avrebbe ricevuto risposte vaghe che hanno alimentato ulteriori malumori.
Il Piemonte si rivela così il terreno di una lotta politica sotterranea all’interno del partito. Da un lato, Crosetto si pone come garante delle decisioni che riguardano la regione; dall’altro, Giuli e Del Mastro sembrano aver agito in autonomia, generando incomprensioni ed equilibri di potere instabili.
Una controversia tra metodo e merito
Al centro della disputa non c’è solo la figura di Evelina Christillin, ma “una questione di metodo“. La scelta di Giuli viene percepita come una mancanza di rispetto per le consuetudini interne a Fratelli d’Italia, dove le nomine strategiche richiedono un coordinamento.
Dal punto di vista del merito, Christillin ha ottenuto il sostegno trasversale di istituzioni piemontesi come il governatore Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo. I suoi risultati alla guida della Fondazione del Museo Egizio sono stati generalmente apprezzati, ma la sua presunta distanza ideologica da Fratelli d’Italia ha fatto emergere resistenze politiche.
Museo Egizio: le polemiche e un comunicato per placare la tempesta
Non è la prima volta che il Museo Egizio di Torino diventa oggetto di controversie politiche. Già nel 2018, l’attuale premier Giorgia Meloni aveva criticato il direttore Christian Greco per una campagna di sconti rivolta alle comunità musulmane. Più recentemente, alcuni esponenti di governo avevano attaccato la gestione di Greco, sollevando dubbi sulla sua permanenza.
In questo contesto, la riconferma di Christillin sembra aver “cristallizzato” alcune tensioni latenti, trasformando una decisione amministrativa in un casus belli interno al partito.
Di fronte al clamore mediatico, Giuli e Crosetto hanno diffuso una “striminzita” nota congiunta in cui negano ogni attrito, definendo le ricostruzioni giornalistiche “destituite di qualsiasi fondamento.”
La gestione delle nomine culturali
La vicenda del Museo Egizio è l’ultima di una serie di episodi che evidenziano difficoltà nella gestione delle nomine culturali. Come osservato da alcuni esponenti dell’opposizione, tra cui Enrico Borghi di Italia Viva e Matteo Orfini del PD, queste dinamiche riflettono un approccio politicizzato alla cultura, dove istituzioni prestigiose rischiano di diventare terreno di scontro interno.
Borghi ha commentato che il caso Christillin denota “una volontà di occupazione sistematica degli spazi pubblici” da parte di Fratelli d’Italia, mentre Orfini ha accusato il governo di gestire la cultura con una visione “feudale”.
Per il Museo Egizio, l’attenzione politica potrebbe trasformarsi in un’occasione per consolidare la sua autonomia e il suo prestigio internazionale. Tuttavia, resta da vedere se le dinamiche interne al governo permetteranno di voltare pagina senza ulteriori strascichi.








