Introduco il tema di questa settimana con l’immagine di un’installazione e una citazione. L’opera è dell’artista libanese MonaHatoum, Web, e la foto si riferisce all’esposizione del 2009 Measures of Entanglement (Ullens Center for Contemporary Art, Beijing), dove lo spazio del web è un leggerissimo “groviglio”, come suggerisce il nome della mostra, di fili trasparenti e bolle levitate.
La citazione, invece, è tratta dalle Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio di Italo Calvino (1985):
Ma tutti i temi che ho trattato questa sera, e forse anche quelli della volta scorsa, possono essere unificati in quanto su di essi regna un dio dell’Olimpo cui io tributo un culto speciale: Hermes-Mercurio, dio della comunicazione e delle mediazioni, sotto il nome di Toth inventore della scrittura, e che, a quanto ci dice C. G. Jung nei suoi studi sulla simbologia alchimistica, come “spirito Mercurio” rappresenta anche il principium individuationis. Mercurio, con le ali ai piedi, leggero e aereo, abile e agile e adattabile e disinvolto, stabilisce le relazioni degli dèi tra loro e quelle tra gli dèi e gli uomini, tra le leggi universali e i casi individuali, tra le forze della natura e le forme della cultura, tra tutti gli oggetti del mondo e tra tutti i soggetti pensanti. Quale migliore patrono potrei scegliere per la mia proposta di letteratura?
(Lezioni americane, “rapidità”, p.59)
Rassicuro i seguaci di Saturno: per Calvino il “mercuriale” è più un’aspirazione, che non una caratteristica che gli appartenga. È dalla contrapposizione/complementarietà delle due indoli che l’opera d’arte si compie.
Un concetto, comunque, lega l’installazione della Hatoum alla Lezione di Calvino: la leggerezza come valore; leggerezza intesa anche come velocità, assenza di peso che permette di muoversi con rapidità, in questo “nuovo milennio” dove l’attenzione deve spostarsi continuamente tra i grovigli del web, che è ormai una quotidianità, un dato acquisito del quale sarebbe ozioso discuterne il valore etico. Giusto-sbagliato, e se ci fosse invece un tertium datur?
La vecchia scuola (badate bene, non parlo di “vecchia generazione”) tende a non riconoscere sufficiente autorevolezza alla diffusione della cultura attraverso i social network, una realtà, invece, ormai indiscutibilmente attiva che non si può ignorare. Cercherò di spiegarmi meglio, sperando che Mercurio possa venirci in aiuto con un po’ di destrezza, e invitando i lettori della rubrica a partecipare alla discussione via mail (michelasantoro78@yahoo.it) e via Twitter (@mercuriomaga).
Comincio da un incontro recente: mercoledì 18 febbraio 2015, giorno di Hermes, al Museo di Roma in Trastevere si è parlato di follower, account, social network e diffusione della cultura (http://www.museodiromaintrastevere.it/didattica/incontri_per_docenti_e_studenti_
universitari/incontro_sul_tema_tra_followers_e_account_i_social_network_e_la_
diffusione_della_cultura) con Nicoletta Cardano (Sovrintendenza dei Beni Culturali di Roma), un pubblico intergenerazionale e Antonella Sbrilli, docente di storia dell’arte contemporanea alla Sapienza, autrice di Storia dell’arte in codice binario (Guerini 2000) e blogger (http://www.diconodioggi.it/).
In che modo i musei e le scuole affrontano le nuove possibilità aperte dal web e dai social network? Che cosa accade in questo momento in cui i “grandi emittenti” non sono più monolitici ma devono riformulare il loro linguaggio tenendo conto della voce dei “piccoli emittenti”, i fruitori, in un collegamento che non è più a senso unico dall’istituzione al pubblico?
I musei americani e inglesi in primis, già da tempo dedicano grande attenzione alla partecipazione attiva, mentre in Francia è nata l’esperienza di #MuseumWeek (http://museumweek2015.org/) una settimana social, in cui ogni giorno su Twitter si può seguire un hashtag (il tema, contrassegnato dal simbolo #) che riguardi la vita del museo, sia da parte dell’istituzione che di chi ne è visitatore. Quest’anno l’appuntamento è per i giorni dal 23 al 29 marzo 2015. Non perdiamocelo!
Nell’incontro del 18 febbraio abbiamo aperto diverse pagine social di istituzioni museali, dalla schermata dello Smithsonian di Washington, che elenca i suoi account su Twitter, Pinterest, Instagram, Facebook , Youtube… alle belle bacheche su Pinterest della Tate di Londra, passando per l’attivissimo panorama dei musei torinesi, molto attenti al tema degli open data e della rete, fino agli account Twitter degli stessi Musei in Comune di Roma che hanno ospitato l’incontro.
Oltre alle esperienze pubbliche esiste una costellazione di blog creati da singoli o da gruppi di studiosi. Qualche esempio: Finestre sull’arte (http://www.finestresullarte.info/), Kunst. Appunti di storia dell’arte (http://appuntidistoriadellarte.blogspot.it/), L’arte spiegata ai truzzi (http://lartespiegataaitruzzi.tumblr.com/) che raccontano la storia dell’arte tenendo conto dei cambiamenti dei linguaggi attuali. Altre esperienze che testimoniano un’attività vivacissima, che passa dalle piattaforme social ai luoghi reali, sono quelle di Invasioni digitali (http://www.invasionidigitali.it/it), #Sveglia Museo (http://www.svegliamuseo.com/it), TuoMuseo (http://www.tuomuseo.it/).
Fin qui i dati di fatto. A noi, però, interessa convogliare il discorso su alcune riflessioni sulla mutazione in atto del linguaggio, poiché esso è connesso ineluttabilmente al tema della creatività artistica. Non vogliamo certo dare risposte definitive, che già non sono possibili generalmente, men che meno in processi in fieri, piuttosto fornire spunti di riflessione.
Ogni periodo storico “parla” un certo linguaggio, espresso attraverso le forme d’arte: mistico nel medioevo; assoluto nell’epoca delle “certezze” rinascimentali; frammentato nell’era del dubbio novecentesco. Gli artisti del XX secolo, gli scrittori, i musicisti, i filosofi arrivano alla consapevolezza che il Linguaggio con la maiuscola non può dire “tutto” del mondo, ma è tra le pieghe di ciò che si dice che si annida una parvenza di verità, e bisogna stanarla, scomponendo e ricomponendo in forme nuove immagini, frasi, parole. Nel 1953 Wittgenstein rinnega le sue teorie precedenti, abbatte il monolite del suo Tractatus e affida ai “giochi di linguaggio” l’unica possibilità per dire qualcosa del mondo, anzi, addirittura per “creare altre forme di vita” (Ricerche filosofiche, 1953).
Sono gli anni in cui maturano, in ambito artistico, gli Happening, e di lì a poco il movimento Fluxus: l’opera avviene mentre accade, ha un valore solo nel momento in cui la si fa, e a volte prende vita solo nel momento in cui lo spettatore si pone in un determinato punto o compie una determinata azione.
Gioco, flusso, comunicazione, estemporaneità, interazione, collettività sono tutti termini con cui facciamo i conti in questo XXI secolo e che oggi trovano un canale ricco di possibilità proprio nei social network.
Anche l’account Twitter di Nati sotto Mercurio (@mercuriomaga), aperto da pochissimi giorni, ha già beneficiato del movimento, in rete, intorno a temi dell’arte e del linguaggio, rilanciando gli hashtag di questi giorni (per es. la riscrittura dell’Antologia di SpoonRiver con #TwFaber), i post di Artemagazine e lanciando i suoi giochi e le sue riflessioni sugli artisti mercuriali e saturnini, oscillanti tra volatilità e concentrazione, iperconnessione e malinconia.
Come nella struttura del rebus, dove l’accostamento di figure e lettere porta ad una frase finale svincolata dalle definizioni di partenza, così spesso accade che una suggestione lanciata da un utente porti ad esiti inaspettati e a tutt’altre riflessioni rispetto al tema originario.
Il gioco è la formula essenziale perché tutto questo avvenga: ci sono regole cui attenersi, ma non verità assolute da cui dipendere, e tutto può modificarsi in corsa. Questo ce l’hanno già insegnato teorici come Huizinga (Homo Ludens è del 1939), ancora Wittgenstein, gli artisti dadaisti, surrealisti ben prima che si parlasse come oggi di gamefication.
Gli spunti che arrivano, le risposte ai giochi, sono innumerevoli e facili alla dispersione, in un mercuriale raggio d’azione fatto di rapidità e leggerezza, per dirla alla Calvino.
Ma è possibile raccogliere e selezionare i tweet più interessanti e creare delle Tw Antologie, scatole virtuali dove custodire i ritagli di suggestioni che si stratificano.
Anche Nati sotto Mercurio ha raccolto le risposte della comunità di Twitter alla domanda “Mercurio o Saturno?” ed è nato TwMercurio (http://beta.trytweetbook.com/book/104443). Un piccolo esemplare di ebook che si aggiunge alla vasta e ricchissima biblioteca virtuale che esploreremo via via nelle prossime puntate. Intanto grazie a chi ha partecipato e buona lettura!
Michela Santoro
(@mercuriomaga)
michelasantoro78@yahoo.it