BOLOGNA – Dal 12 marzo 2020, a Palazzo Fava di Bologna si celebra un grande evento che vede la ricostituzione di uno dei massimi capolavori del Rinascimento italiano: il Polittico Griffoni di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti.
Per la prima volta il capolavoro viene riunito in tutte le sue parti esistenti grazie al prestito dei Musei proprietari: National Gallery di Londra, Pinacoteca di Brera di Milano, Louvre di Parigi, National Gallery of Art di Washington, Collezione Cagnola di Gazzada (Va), Musei Vaticani, Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Collezione Vittorio Cini di Venezia.
Oltre all’esposizione delle parti originali la mostra propone anche una ricostruzione digitale del Polittico.
La mostra della pala d’altare è curata da Mauro Natale, in collaborazione con Cecilia Cavalca, mentre la ricostruzione è stata realizzata da Factum Foundation, curata da Adam Lowe, Guendalina Damone e il team della Fondazione.
Il Polittico, dedicato a San Vincenzo Ferrer, fu concepito per la cappella di famiglia di Floriano Griffoni all’interno della Basilica di S. Petronio a Bologna. La sua realizzazione, collocata tra il 1470 e il 1472, fu affidata al ferrarese Francesco del Cossa con la collaborazione del più giovane Ercole de’ Roberti. Assieme a Cossa e de’ Roberti lavorò alla cornice il maestro d’ascia Agostino de Marchi da Crema. Attorno al 1725 il nuovo proprietario della cappella, il Monsignore Pompeo Aldrovandi, fece smantellare la pala e destinò le singole porzioni figurate a “quadri di stanza” della residenza di campagna della famiglia a Mirabello, nei pressi di Ferrara. Nel corso dell’Ottocento i dipinti entrarono poi nel giro del mercato antiquario e del collezionismo prima di pervenire nei 9 musei che oggi custodiscono le opere.
“Il Polittico nasce in un momento cruciale della storia dell’arte italiana – e dunque mondiale – cui Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti partecipano appieno. – spiega Mauro Natale, curatore della mostra – Illustrare il risultato della loro collaborazione significa evidenziare il rilievo di Bologna nel più ampio panorama dell’arte Rinascimentale. Con il Polittico si inventa un nuovo canone di resa dello spazio e dei volumi. La strada verso la modernità indicata dai due ferraresi nel Polittico Griffoni può considerarsi alternativa a quella di Piero della Francesca e Andrea Mantegna. Si tratta in qualche modo di un ‘mosaico figurativo’, che corrisponde poi al destino della dispersione delle varie parti. Sarebbe davvero straordinario – conclude Natale – se la mostra scatenasse una sorta di gara alla ricerca degli elementi mancanti”.
Accanto all’esposizione delle singole opere, al Piano Nobile di Palazzo Fava, si potrà ammirare la ricostruzione del Polittico. L’iniziativa ha avuto origine da una Collaborazione tra la Basilica di San Petronio, lo studio Cavina Terra Architetti e Factum Foundation, che a partire dal 2012 ha documentato i 16 pannelli del Polittico Griffoni, recandosi in ciascuno dei Musei proprietari.
“L’aura di un’opera d’arte, quella cosa immateriale che è stata usata per definire la sua originalità, è in realtà la sua presenza materiale. – spiega Adam Lowe – Attraverso la registrazione ad alta risoluzione, la mediazione digitale e le nuove tecnologie di visualizzazione e ri-materializzazione, possiamo avere una più profonda comprensione degli aspetti materiali che rendono qualsiasi oggetto quello che è. Questa prova rivela non solo come è stato realizzato un oggetto, ma anche come è stato curato, valutato, trasformato e spostato da una città all’altra o da un tipo di istituzione a un’altra” .
La mostra, voluta da Genus Bononiae. Musei nella città e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, sarà visitabile fino al 28 giugno 2020.
“Questa mostra è un evento di straordinario fascino, dal punto di vista storico, artistico e culturale – spiega Fabio Roversi-Monaco, Presidente Genus Bononiae. Musei nella città – un omaggio unico a Bologna e ai bolognesi, che potranno rivedere ‘a casa’ un’opera nata in San Petronio oltre 500 anni fa. Ma è anche una grande occasione per tutti di riscoprire uno dei massimi capolavori del Rinascimento italiano. La gioia di rivedere l’opera ricomposta, ci ripaga di un lavoro durato oltre due anni. Una scommessa vinta, con orgoglio, insieme ai curatori”.
“Un progetto – aggiunge il Presidente della Fondazione Carisbo, Carlo Monti – che non solo riporta a Bologna dopo trecento anni un grande capolavoro, ma restituisce a Bologna la giusta centralità nel panorama dell’arte rinascimentale italiana”.
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