ROVIGO – La moda giapponista esplode in Europa attorno al 1860 ed è destinata a durare almeno un cinquantennio, coinvolgendo non solo la ricca borghesia internazionale, ma soprattutto due intere generazioni di artisti, letterati, musicisti e architetti. Una tendenza che si innesta in maniera sorprendentemente originale con la nascente cultura Liberty e modernista.
La mostra “Giapponismo, Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 – 1915”, a cura di Francesco Parisi, ospitata a Palazzo Roverella a Rovigo fino al al 26 gennaio 2020, intende restituire una mappatura di questa “moda” che scosse l’intera Arte europea sul finire del XIX secolo, dalla Germania all’Olanda, al Belgio, dalla Francia all’Austria, alla Boemia, fino all’Italia.
Il percorso espositivo si sviluppa attraverso quattro sezioni, quante furono le grandi Esposizioni Universali che in quei decenni contribuirono, grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, a svelare ed amplificare il nuovo che giungeva da così lontano, da quel luogo misterioso e magico.
In mostra opere scelte fra quelle che giungendo dal Giappone divamparono a oggetto di passioni e di studi in Europa, accanto alle opere che di questi “reperti” evidenziano la profonda influenza. Pitture, opere grafiche, manifesti, arredi e molto altro, danno conto per la prima volta in modo organico, di quanto capillarmente e profondamente quel Giapponismo sia entrato nel corpo della vecchia Europa.
Accanto ai capolavori di Gauguin, Touluse Lautrec, Van Gogh, Klimt, Kolo Moser, James Ensor, Alphonse Mucha si potranno ammirare le tendenze giapponiste nelle opere degli inglesi Albert Moore, Sir John Lavery e Christopher Dresser; degli italiani Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Giacomo Balla, Antonio Mancini, Antonio Fontanesi e Francesco Paolo Michetti con il suo capolavoro La raccolta delle zucche; e ancora i francesi Pierre Bonnard, Paul Ranson, Maurice Denis ed Emile Gallé; i belgi Fernand Khnopff e Henry Van De Velde.
La mostra è corredata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, che raccoglie i saggi del curatore Francesco Parisi, Giovanni Fanelli, Gilles Genty, Ian Milman, Jean-David Jumeau-Lafond, Fabio Mangone, Mario Finazzi.
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