MANTOVA – Legata, almeno inizialmente all’Art Brut, l’esperienza artistica di Carlo Zinelli (1916 – 1974) costituisce di fatto un unicum nel panorama dell’arte del dopoguerra italiano. Le sue visioni ossessive e continue, la sua poetica così forte e originale, la libertà che contraddistingue il suo lavoro vanno ben oltre i confini dell’Art Brut. Ad oggi Zinelli continua ad essere un nome “segreto” e quindi una rivelazione, ma la mostra permetterà di apprezzare un artista davvero sorprendente e attualissimo.
Come spiega Luca Massimo Barbero che della mostra “Carlo Zinelli. Visione Continua” è il curatore: “Questo dossier dedicato a Carlo Zinelli vuole essere un modo per liberare la sua produzione dalla gabbia dell’arte terapeutica. Zinelli è stato un artista a tutti gli effetti, e le sue opere prescindono dalla sua malattia. Il suo stile da un lato ribadisce con forza e in maniera pionieristica il valore dell’immagine come veicolo di libera espressione e dall’altro si fa interprete, anticipandola, di una certa figurazione che ritroviamo citata nei segni, figure e tratti che caratterizzano alcune grandi tele di Enzo Cucchi, le mappe di Öyvind Fahlström o le ossessioni di Yayoi Kusama, esperimenti con le forme e le immagini dei corpi tanto cari all’arte di oggi”.
Attraverso un corpus di 32 lavori, realizzati tra il 1958 e il 1970 e custoditi da Fondazione Cariverona, i visitatori della mostrapotranno dunque conoscere un pittore unico e dirompente.
L’allestimento immersivo ed evocativo, creato ad hoc per le Sale Napoleoniche di Palazzo Te e in armonico contrasto con le specificità rinascimentali del palazzo, consentirà al visitatore di ammirare le opere in modo completo, potendone ammirare pienamente i colori e i tratti, oltre a permettere la visione totale dei 26 lavori fronte-retro, una delle particolarità del modus operandi di Zinelli che lavorava sempre istintivamente sulla totalità della superficie del foglio.
Il Direttore della Fondazione Palazzo Te, Stefano Baia Curioni, sottolinea: “La vicenda di Carlo Zinelli, che costituisce una delle ragioni per cui la Fondazione Palazzo Te ha accettato la generosa proposta della Fondazione Cariverona e di Luca Massimo Barbero, va oltre la storia e, se vogliamo, anche oltre la retorica dell’Art Brut, del rapporto tra follia, malattia mentale, mal di vivere e pittura, che ha attraversato la storia otto-novecentesca da Van Gogh in avanti. È il racconto, al tempo stesso salvifico e senza speranza, di come la poesia, l’armonia, e l’arte possano abitare nell’umano anche a prescindere da quanto si conosce, dalla propria formazione intellettuale. Salvifico perché è il racconto di come l’estrema marginale umiltà possa far nascere fiori di grandezza; senza speranza perché questa fioritura non toglie il dramma e, se si vuole, la tragedia del silenzio cui la malattia e la reclusione condannano. Questa mostra è una bella occasione di pensiero, ne siamo grati a chi l’ha curata e a chi l’ha voluta sostenere, ed è l’occasione per una rinnovata collaborazione istituzionale che speriamo possa dare frutti duraturi”.
“La mostra dedicata a Carlo Zinelli – dichiara Alessandro Mazzucco, Presidente di Fondazione Cariverona – rientra nel solco della volontà di Fondazione di aprirsi al pubblico, soprattutto a quello dei suoi territori di riferimento, in un’ottica di valorizzazione della Collezione e di collaborazione con alcune tra le più interessanti istituzioni culturali italiane. Il rapporto con Mantova, che insieme a Verona, Vicenza, Belluno e Ancona è parte delle nostre aree di azione, trova uno sbocco tangibile anche grazie all’aiuto del Comune di Mantova e di Fondazione Palazzo Te con cui, siamo sicuri, ci sarà modo di lavorare ancora in futuro”.
La mostra è corredata da un catalogo pubblicato da Corraini Editore con saggi di Luca Massimo Barbero e Lorenza Roverato.