ROMA – “Quando fotografo amo spostarmi, muovermi. Non dico danzare come faceva Cartier-Bresson, ma insomma cerco anch’io di non essere molto visibile. Quando devo raccontare una storia, cerco sempre di partire dall’esterno: mostrare dov’è e com’è fatto un paese, entrare nelle strade, poi nei negozi, nelle case e fotografare gli oggetti. Il filo è quello; si tratta di un percorso logico, normale, buono per scoprire un villaggio ma anche, una città, una nazione. Buono per conoscere l’uomo”. Lo dice Franco Berengo Gardin e lo racconta la nuova mostra antologia che Roma gli dedica, al Palazzo delle Esposizioni, Gianni Berengo Gardin. Vera Fotografia. Reportage, immagini, incontri, dal 19 maggio al 28 agosto 2016.
Sei sezioni che, spiegano gli organizzatori, “Rispettando la successione temporale dei reportage realizzati nel corso della lunga carriera di Berengo Gardin, intrecciano tra loro in un unico percorso: Venezia; Milano e il lavoro; Manicomi, zingari e foto di protesta; Italia e ritratti; Le donne; Visioni del mondo: paesaggi e Grandi Navi”.
Gardin infatti, nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, dopo essersi trasferito a Milano si è dedicato principalmente alla fotografia di reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale ha documentata le fasi di realizzazione dei progetti architettonici. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award. È molto impegnato nella pubblicazione di libri (oltre 250) e nel settore delle mostre (oltre 200 individuali). Contrasto ha pubblicato di recente Il libro dei libri (2014) che raccoglie tutti i volumi realizzati dal maestro della fotografia (oltre 250), Manicomi (2015) e Venezia e le grandi navi (2015). L’intera produzione e l’archivio di Gianni Berengo Gardin sono gestiti da Fondazione Forma per la Fotografia di Milano.
I suoi lavori, alcuni famosissimi, saranno il filo conduttore attraverso cinquant’anni di professione raccontata per immagini, alcune molto note alcune quasi sconosciute nella ricca selezione realizzata dai due curatori, Alessandra Mammì e Alessandra Mauro.
{igallery id=7827|cid=168|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}