FIRENZE – Fino al 24 settembre 2017 è per la prima volta in mostra, presso il Museo dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il reliquiario in vetro del Tesoro dei Granduchi. L’opera, restaurata di recente proprio dall’Opificio, è un raro oggetto di straordinaria raffinatezza, realizzato con una vasta gamma di materiali: vetro, legno, concrezioni calcaree, conchiglie, gesso, carta, cristallo di rocca, metallo e stoffa. Le scene tratte dai Misteri del Rosario e della Crocifissione sono state realizzate con la tecnica ‘a lume’, ovvero scaldando delle bacchette di vetro colorato sulla fiamma, modellando con strumenti metallici le forme e saldando tra loro le parti. Da qui anche il titolo dell’esposizione: “Un fragile capolavoro Il restauro di un reliquiario mediceo in vetro a lume”.
La gamma cromatica delle decine di piccole figure si articola a partire dal bianco degli incarnati, aggiungendovi poi i capi di vestiario e gli ornamenti. L’uso di oggetti preesistenti, quali perle o decori per gioielli dalle lavorazioni riconoscibili, come quelle in ‘murrina’, è diffuso nella scena del monte Golgota e in quelle dei Misteri Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi.
Il recente intervento di restauro si è concentrato in particolare sulle cornici perimetrali che risultavano abrase nelle parti in raso di seta rossa e lacunose nei motivi decorativi vitrei soprammessi. Oltre alla revisione della stabilità degli incollaggi e alla pulitura di tutte le figure, l’intervento ha restituito miglior leggibilità alle cornici perimetrali con l’integrazione cromatica delle abrasioni e con la riproposizione degli elementi decorativi mancanti, realizzati in resina con un metodo innovativo cioè la modellazione tridimensionale e stampa 3D. In questo restauro sono state ricollocate le sette urne contenenti reliquie e un personaggio della scena della Crocifissione, rinvenute di recente nei depositi del Tesoro dei Granduchi. In occasione del restauro la coordinatrice del Tesoro dei Granduchi, Valentina Conticelli, ha riferito l’opera a uno dei più importanti centri di lavorazione del vetro a lume: Firenze. Tra il Cinque e il Seicento, grazie agli sforzi di Cosimo I e Francesco I Medici, la città granducale infatti valorizzò l’arte vetraia avvalendosi anche di rinomati artisti come Niccolò di Vincenzo Landi da Lucca, che dal 1591 al 1623 diresse le fornaci di Boboli e Uffizi. A questo artista, con ogni probabilità, si può attribuire la straordinaria realizzazione di questo raro manufatto.