LONDRA – Sarà battuto il 26 febbraio 2019, da Sotheby’s a Londra “Triestiner Fischerboot”, un dipinto di Egon Schiele (1890-1918) del 1912, raffigurante un peschereccio nelle acque del porto di Trieste. Si tratta di un lavoro che occupa una posizione speciale all’interno della produzione di Schiele, fu infatti realizzato all’indomani di quella che fu probabilmente l’esperienza più sconvolgente della vita dell’artista in quel preciso momento.
La visita di Schiele a Trieste nel 1912 fu motivata dal desiderio di sottrarsi ai tristi ricordi del suo passato recente (una breva detenzione a Neulengbach, in Austria) e di rivivere i ricordi delle visite precedenti in compagnia della amata sorella Gerti nel 1907 e nel 1908.
Nell’estate dell’anno precedente, Schiele e la modella Wally Neuzil si stabiliscono a Neulengbach alla ricerca di nuova ispirazione. Lo stile di vita bohémien dell’artista scandalizza però i suoi vicini più conservatori. La coppia viene a trovarsi in una posizione precaria quando la figlia di un ufficiale di marina in pensione chiede il loro aiuto per fuggire e, sebbene i due riportino la giovane dai genitori, l’artista viene arrestato e processato. L’esperienza e la perdita di libertà, in seguito all’episodio, ebbero un’impatto notevole non solo sulla vita ma anche sulla produzione di Schiele.
Il dipinto rappresenta infatti una barca alla deriva in un mare aperto. L’immagine può essere interpretata come potente simbolo dello stato d’animo dell’artista.
Per questo lavoro Schiele adotta un formato quadrato, sfidando la tradizionale nozione di prospettiva nella pittura di paesaggi, che prevedeva un primo piano e uno sfondo, e trasforma la tela in una composizione di motivi e forme con un minimo o nessun riferimento alla prospettiva. Evidente è l’influenza di Gustav Klimt, suo amico e contemporaneo, che utilizzava il formato quadrato per i suoi paesaggi sin dagli ultimi anni del diciannovesimo secolo. La prospettiva vertiginosa e appiattita del dipinto e l’uso audace di chiazze luminose di colore puro sono la testimonianza della riorganizzazione della forma di Schiele all’interno della pittura europea d’avanguardia.
Il primo proprietario dell’opera fu Heinrich Böhler, proveniente da una nota famiglia di mecenati delle arti, che era stato presentato a Schiele nel 1914 da Josef Hoffmann, il celebre architetto, fondatore della Secessione viennese. Poco dopo, l’artista assunse Böhler come studente, ma il loro rapporto andò oltre il semplice rapporto tra maestro e allievo. Böhler avrebbe continuato a fornire a Schiele colori, tele e modelle diventando un grande collezionista delle sue opere.
Rimasto in una collezione privata dal 1962, il quadro sarà presentato all’asta da Sotheby’s per la prima volta come uno degli highlights del catalogo ‘‘Impressionist & Modern Art Evening Sale”.
Helena Newman, responsabile del dipartimento “Impressionist & Modern Art” e presidente di Sotheby’s Europe, ha commentato: “A seguito di una serie di mostre allestite dai musei di tutto il mondo per celebrare il centenario della morte di Egon Schiele, siamo lieti di proporre in asta un lavoro che come i suoi paesaggi urbani e i suoi ritratti rappresenta un’immagine straordinariamente moderna. L’arte tedesca e austriaca è ancora una volta sotto ai riflettori, con i collezionisti che affermano il loro interesse in rare e potenti opere Espressioniste, come testimoniato nella nostra asta di New York a novembre dove non solo un paesaggio di Schiele è stato aggiudicato, per il doppio della sua stima più bassa, a 24.6 milioni di dollari ma sono stati battuti anche nuovi record per per Oskar Kokoschka, Ludwig Meidner ed è stato realizzato un prezzo straordinario per un olio di Ernst Ludwig Kirchner”.