MILANO – L’immagine del cavallo è protagonista dal 5 luglio, della mostra dal titolo Il mio nome è cavallo. Immagini tra Oriente e Occidente allo Studio Museo Francesco Messina, nel cuore dell’antica zona romana della città di Milano. La mostra intende restituire questo ponte fra Est e Ovest, attraverso un viaggio ideale che vede proprio nella figura del cavallo un elemento di congiunzione. La figura del cavallo ritorna infatti in un Auriga ritratto nel mosaico pavimentale della Villa di Baccano a Roma, ma anche nella splendida Testa di cavallo, di cultura Sasanide, rinvenuta a Kerman, nell’Iran sud-orientale, e conservata nel Département des Antiquités orientales del Louvre, da cui giunge in Italia oggi per la prima volta per questa esposizione.
La mostra, curata dalla storica dell’arte Chiara Gatti, con il suggestivo allestimento, progetto site-specific degli architetti Fabio Fornasari e Lucilla Boschi, si inserisce nei programmi di ICOM, la 24th General Conference of the International Council of Museums. Il progetto prende ispirazione dalle pagine del libro Il mio nome è Rosso di Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura, keynote speaker alla conferenza internazionale dei musei. Nel celebre libro di Pamuk, pubblicato in Italia da Einaudi, viene affrontato un tema di grande attualità, ovvero la convivenza fra culture e popoli, sullo sfondo di un paesaggio artistico condiviso e unanimemente rispettato. Protagonista del giallo, ambientato alla fine del Cinquecento alla corte del sultano, è la figura emblematica del cavallo, ritratto dai miniaturisti secondo un’iconografia occidentale, naturalistica, erede della tradizione estetica veneziana.
Dall’Institut du Monde Arabe di Parigi, partner dell’iniziativa, proviene un cavallino scolpito su un Frammento di giara scoperto a Susa, in Iran occidentale, che scalpita su un fregio ornamentale di memoria classica. Importanti poi le opere in arrivo dalle collezioni dei musei civici milanesi, tutti raccolti attorno a questo progetto.
La stampa con Teste di cavallo di scuola leonardesca, custodite alla Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli; una coppia di disegni con Teste di cavallo legate all’iconografia dei Dioscuri, prestati dal Gabinetto dei Disegni del Castello; una Armatura da cavallo iraniana del Cinquecento conservata al Mudec, il Museo delle Culture, oltre a un prezioso Manoscritto bolognese della Pharsalia, datato 1373, con illustrazioni attribuite a Nicolò di Giacomo, prestato dalla Biblioteca Trivulziana. E, ancora, un Gian Giacomo Trivulzio a cavallo dalle Raccolte d’arte applicata del Castello, accostato al bronzetto di un Cavallo al passo, di scuola leonardesca, in prestito dalla Cà d’Oro di Venezia.
Restaurati per l’occasione, due esemplari del Museo Poldi Pezzoli, fra cui spicca il Barāki, una testiera per cavallo, di provenienza persiana, con un cartiglio sulla fronte che reca l’iscrizione araba “Il sultano”.
Il percorso contempla un capitolo moderno punteggiato di dieci bronzetti che lo scultore Francesco Messina ha dedicato al tema del cavallo, nel recupero delle fonti di ispirazione classiche.
La mostra è arricchita da un catalogo bilingue italiano/francese edito da Officina Libraria con schede scientifiche dei singoli pezzi a cura di studiosi italiani, fra cui Chatia Cicero, Serena Colombo, Chiara Fabi, Simone Ferrari, Marzia Pontone, oltre a due saggi firmati appositamente dal direttore dell’Institut du Monde Arabe di Parigi, Eric Delpont, e dal conservatore del Département des Antiquités orientales del Louvre, Julien Cuny.
Vademecum
Studio Museo Francesco Messina di Milano
Via San Sisto 4/A, 20123 Milano
Martedì – domenica
Orario: 10:00 – 18:00
Ingresso libero
Per informazioni: 02.88447965
5 luglio – 25 settembre 2016
Inaugurazione: martedì 5 luglio ore 17:30
Promossa dal Comune di Milano
Prodotta da Officina Libraria
con il Patrocinio di ICOM, International Council of Museums
e la collaborazione dell’Institut du Monde Arabe di Parigi
con il sostegno di DACA Vetrine