Inaugurata dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, la mostra delle opere d’arte recuperate dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
La mostra, allestita nella sede del Museo Storico dell’Arma e presentata al pubblico dall’ex soprintendente Umberto Broccoli, è il terzo evento espositivo dedicato a oggetti, opere d’arte e materiale archeologico, trafugato e ritrovato grazie al lavoro d’indagine svolto dai Carabinieri.
L’inaugurazione della mostra, che vede esposte, tra le altre, le opere di Victorio Macho, recentemente recuperate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e del Reparto Operativo del TPC, è avvenuta alla presenza dell’Ambasciatore di Spagna.
Il lavoro d’indagine, che ha consentito il ritrovamento di queste e delle altre opere esposte, è illustrato dal Comandante Mariano Mossa, il quale ha spiegato che le opere di Macho “Madre di Victorio Macho“, “Ritratto di uomo” e “Monumento a San Giovanni della Croce”, sono state recuperate a Roma, il 20 maggio 2016, in un casolare di campagna. I disegni e le sculture, destinati ad una mostra presso l’Istituto Cervantes per la celebrazione del cinquantennale della morte dell’artista, erano stati trafugati dal furgone che li trasportava dalla Spagna.
Altro episodio d’indagine raccontato dal Comandante è quello relativo alla “La Chiesa di San Pietro di Castello” attribuita al Canaletto, sequestrata a Firenze, nel 2015, presso la stazione ferroviaria, evitando in questo modo che fosse esportata all’estero e poi venduta in una casa d’aste del Principato di Monaco. In quell’occasione, le indagini permisero di sgominare l’attività criminale di quattro persone, dedite a truffa, ricettazione ed esportazione illecita di opere d’arte.
Un’altra operazione ha condotto al recupero di una rara edicola funeraria raffigurante tre personaggi, il capostipite i suoi figli in abiti funerari, tipica dell’area archeologica di Palmira. In quel caso le indagini erano indirizzate a contrastare episodi di riciclaggio di denaro, da parte di alcuni imprenditori piemontesi, verso Paesi dell’area Orientale. Uno degli indagati fu trovato in possesso dell’opera e di molti altri beni d’arte e archeologici. Altri due recuperi illustrati dal Comandate Mossa, riguardano gli affreschi del “Cristo Benedicente” e quello dell’ “Agnello”, asportati da una chiesa rupestre di Guidonia. Il ritrovamento è stato possibile grazie all’esistenza della Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti del Comando CC TPC. Il recupero dell’opera è stato frutto della collaborazione con le Autorità USA, che ha permesso il rimpatrio dell’affresco.
Lo strumento delle Banche Dati, come affermato dallo stesso Comandante Mossa, si è rivelato di fondamentale importanza nelle attività d’indagine, consentendo di lavorare soprattutto in maniera preventiva.
Quelle riportate sono le storie dei ritrovamenti di alcune delle opere esposte in mostra, ognuna delle quali porta su di sé i segni del suo tempo, della sua “vita” e della nostra storia.
L’importanza della storia e dell’arte come testimonianza di essa, è stato il concetto su cui ha voluto insistere Umberto Broccoli, affermando che le opere e gli oggetti “ci parlano”, raccontando del mondo che li ha realizzati, mondo non dissimile dal nostro. In particolare, Broccoli si è soffermato sulle figure caricaturali dei vasi risalenti al IV sec. a.C., riflettendo su quanto la voglia di sorridere accomuni gli uomini di ogni epoca.
Un altro documento storico esposto che cattura l’attenzione, è la “Lettera di Colombo”, di cui sono esposte sia l’autentica, che il falso, sequestrato dal Reparto Operativo TPC nel 2012.
Analizzando l’episodio della “Lettera di Colombo”, Broccoli evidenzia l’assonanza di quella migrazione che ha portato alla conoscenza di un nuovo occidente, più a ovest del nostro, che è stata terra delle nostre migrazioni, come la “nostra” terra, il nostro occidente lo è ora per le popolazioni più ad est. Tutto per comprendere quanto siamo simili e nella fattispecie nomadi.
Le parole che Broccoli riserva alle altre opere esposte, quali il “capitello romanico trasformato in acquasantiera”, “l’anfora chiota”, la “statua di offerente maschile”, la “museruola da cavallo da parata”, sono tutte indirizzate a far comprendere quanto l’arte e gli oggetti dell’artigianato, siano testimonianze della vita e storia degli uomini, testimonianza dell’uomo che, con le proprie mani, realizza oggetti della propria storia, storia di cui bisogna avere conoscenza per comprendere il tempo che si vive.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 3 luglio 2016
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