ROMA – Sarti cappellaie e rammendatrici di calze, accanto a soffiatori di vetro, burattinai, musicisti, sono i protagonisti delle 120 opere in esposizione al Museo di Roma nella mostra L’Arte del sorriso. La caricatura a Roma dal Seicento al 1849.
La caricatura, a lungo ritenuta un genere minore, viene riscoperta attraverso alcuni celebri interpreti. Sono stati tanti i grandi artisti che si sono dedicati a questo genere, da Leonardo ad Annibale Carracci, a Gian Lorenzo Bernini che per molti aspetti è considerato il vero iniziatore di questo peculiare tipo di ritratto irriverente.
Tuttavia è soltanto nel ‘700 che questa forma di arte si afferma acquisendo maggiore considerazione e anche una impostazione intellettualistica. A Roma nel XVIII secolo si mirava a ‘colpire’ non tanto la collettività quanto il singolo personaggio. Alcuni personaggi, quali nani e storpi vengono ritratti senza alcuna intenzione moraleggiante e la loro figura, anziché suscitare commiserazione o pietà diventa oggetto di scherno, magari bonario e affettuoso. Grande attenzione è poi rivolta ai numerosi mercanti e venditori ambulanti, che si potevano incontrare quotidianamente sia per le strade che nei grandi poli commerciali. Tra i molti aspetti della vita sociale e culturale dell’epoca un posto di rilievo lo occupano il teatro e il mondo dello spettacolo.
Tra i protagonisti indiscussi del genere sicuramente c’è Pier Leone Ghezzi (1674-1755), soprannominato il ‘Cavaliere delle caricature’ per la sua abilità nel ritrarre con arguzia uomini di ogni ceto sociale. Altro grande interprete è l’architetto pontificio Carlo Marchionni (1702-1786), di cui è nota soprattutto, oltre alla qualità grafica, anche una grande capacità di introspezione psicologica. Giuseppe Barberi (1746-1809), suo allievo, coltiverà assiduamente questo genere. La sensibilità di Barberi nel cogliere i caratteri individuali si manifesta anche nella puntuale registrazione delle fogge dell’abbigliamento: dagli abiti di gala di nobili e aristocratici, alle vesti di lavandaie, sarte, operai, artigiani e venditori diversi che spesso indossano i costumi popolari dei luoghi di provenienza.
Caricature insomma che costituiscono una sorta di racconto articolato in microstorie che riescono a suggerire uno spaccato di vita quotidiana dell’epoca.
Nell’800 comincia invece il declino e l’esaurimento di questo genere, sostituto gradualmente dalla vignetta satirica quale illustrazione di una stampa politica e strumento di critica sociale. E sull’esempio dei primi due giornali satirici francesi La Caricature (1830-35) e Le Chiarivari (1832-93) – entrambi fondati a Parigi da Charles Philipon e aperti alla collaborazione di disegnatori quali Honoré Daumier, Grandville, Paul Gavarni – a Roma ne nascono di simili, tra i quali spicca il socialista e anticlericale Don Pirlone che punta su un forte impegno civile.
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Vademecum
L’ARTE DEL SORRISO. LA CARICATURA A ROMA DAL SEICENTO AL 1849
Museo di Roma Palazzo Braschi
(Sale espositive del primo piano)
Ingresso da Piazza Navona, 2 e da Piazza San Pantaleo, 10
9 giugno – 2 ottobre 2016
Dal martedì alla domenica
Dalle ore 10.00 – 19.00; la biglietteria chiude alle 18.00.
Giorni di chiusura Lunedì; Chiuso il 1 maggio
biglietto unico Museo e Mostre per non residenti € 11,00 intero e € 9,00 ridotto;
biglietto unico Museo e Mostra per residenti € 10,00 intero e € 8,00 ridotto;
Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente.
Tel 06 06 08 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)
www.museodiroma.it; www.museiincomuneroma.it; www.zetema.it